Il sangue di suor Mariangela

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Vari anni fa mi recavo nel convento dei padri cappuccini di Acri dove, in una stanza, giacevano ammucchiati moltissimi libri. Cercavo  e rintracciavo volumi interessanti.

Il Guardiano, P. Antonio Pignanelli, d’inverno, con un freddo che mi costringeva a tenere il cappotto, avendo pietà di quel pazzo che se ne stava fra quelle carte, mandava il laico Frate Serafino con una bottiglia di liquore, per evitare, mi diceva sorridendo, che rimanessi congelato.

Un giorno feci una scoperta, sotto quei libri vi erano quelli usati da S. Angelo, poi catalogati da Giuseppe Fiamma e opportunamente custoditi.

Un altro giorno chiesi al Frate Serafino di farmi raggiungere da P. Antonio. Fra quei libri e quelle carte avevo trovato una specie di ostensorio, che custodiva il sangue di Suor Mariangela del Crocefisso, al secolo Maria Teresa Sanseverino, figlia del principe Giuseppe Leopoldo.

Quando arrivò P. Antonio gli feci vedere quella “custodia” e lui disse: – Come siete certo che questo sia il sangue di Suor Mariangela? -. Gli feci vedere che sul retro c’era la certificazione del vescovo di Bisignano, scritta, ovviamente, in latino.

Quella reliquia fu conservata. Ora si trova nel Museo dei Cappuccini, ma non è nella custodia originale, né vi è quell’autentica.

Come era stato prelevato quel sangue? Ci viene incontro don Vincenzo Maria Greco, che scrisse una vita del B. Angelo nel 1754, e riporta nello scrivere della morte della Cappuccinella:

Il suo cadavere a vista di tutti grondò sudore copiosissimo, ed odoroso. Si venne colle dovute cautele allo sperimentale salasso nel piede inaridito per la paralisi, e subito zampillò il sangue ben lungi dal feretro, laddove essendo in vita appena gocciolava. Questo sangue al presente si conserva nel Monastero di Acri, non solamente incorrotto, e fluido, ma al sommo vivace; per cui chiunque l’osserva, restane sorpreso per la maraviglia”.

Don Greco chiese al canonico della Metropolitana di Cosenza, don Fedele Maria De Luna, notizie di Suor Mariangela. Ecco la risposta:

Venerabilissimo Amico, e Padrone Signor Canoico D. Vincenzo: Per soddisfare alla divota sua  domanda, colla quale mi ave richiesto del mio debole parere, ed informo giudizio virtù e perfezione, che adornarono lo spirito della fu Suor Maringela, Religiosa Professa nel Monastero delle Cappuccinelle della Terra di Acri, sono a dirgli, come nell’anno 1789, in occasione, che mi dovetti portare in detta Terra, in qualità di Delegato Apostolico, per assistere alla compilazione del Processo, su le virtù, e miracoli in specie del Ven. Servo di Dio P. Angelo di Acri, cercai minutamente informarmene da varie Religiose che avevan convivuto colla stessa; ed insentirne di loro bocca un semplice e schietto racconto delle di lei virtù, praticate costantemente fino alla morte, restò la mia mente all’estrema sorpresa. Nell’atto stesso, concepì il mio spirito, i più umili, e rispettosi sentimenti di sincera devozione verso la veneranda Religiosa: cosicché d’indi in poi molto confidando nella di lei intercessione verso Dio, in varie mie necessità spirituali, е temporali ho costumato invocarla: e con cristiana schiettezza posso contestarle di averla sperimentata propizia, Resto intanto ecc.”.

Per Suor Mariangela si era avviato un processo di beatificazione, ma tutto rimase fermo.

Postulatore era stato nominato il mons. Don Michele Dionisalvi, che mi propose, alcuni anni prima della sua dipartita, la vendita degli atti raccolti. Cosa da me rifiutata. In mano a chi finirono gli atti del “processo”? Come mai, in seguito alla mia segnalazione nessuno si è mosso? Sarebbe interessante risposta da chi può e sa!

Giuseppe Abbruzzo

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