Numeri e opinioni: la maggioranza non ha sempre ragione

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Fatto salvo il principio, valido in ogni democrazia, che fa ricadere sulla maggioranza il diritto-dovere di effettuare le scelte e sulla minoranza la responsabilità di vigilare, ci sentiamo, in questa sede, di esprimere alcune perplessità in merito.

E’ un po’ di tempo che siamo attanagliati da un dubbio: la maggioranza è sempre detentrice del “verbo”? Ciò che decide è sempre espressione del giusto e del vero?

Nell’ambito di una società, come quella odierna, che appare liquida, fluttuante, basata sul relativismo e sulla flessibilità dei principi espressi nella quotidianità, ci sentiamo di affermare con forza la validità del pensiero divergente, di chi dissente dalla massa e tiene fede a principi e valori, che dovrebbero avere una valenza universale.

Riteniamo che non sia il numero a determinare la validità di una scelta rispetto ad altre ma la maggiore o minore aderenza di quella scelta a valori e principi che consideriamo sempre validi. Lealtà verso il prossimo, rispetto, coerenza, eticità, osservanza delle regole, tolleranza, accettazione della diversità, dovrebbero essere principi fondanti in ogni epoca e in ogni luogo civile.

Oggi assistiamo a una pericolosa deriva populista, fomentata dalla paura del diverso, che ci porta ad appoggiare scelte lontane da noi e dai nostri valori anni luce. Anche alle nostre latitudini, assistiamo a un’allarmante crescita dei partiti populisti o nazionalisti: il successo di queste forze, oggi,  ricorda quello ottenuto da altri cosiddetti “Salvatori della patria” in non dissimili periodi di crisi. Di fronte alla paura di perdere un po’ del nostro, ci chiudiamo a riccio e ci affidiamo a chi promette frontiere chiuse e porti sicuri.

Tuttavia, sarebbe sbagliato interpretare il successo dei populisti come mero ed esclusivo risultato della loro azione politica. Alla base di quest’avanzata, c’è il fallimento delle politiche ipocrite messe in atto da centro-sinistra negli ultimi dieci anni. Il governo Renzi e, dopo di lui, quello Gentiloni, oggi fanno autocritica sullo “ius soli” e sulle scelte in tema di immigrazione, con un penoso rimballo di accuse tra i due ex leader e il “nostro” ex ministro dell’Interno.

In tutto questo quadro, l’Europa appare lontana, più che un’opportunità, una fonte di disagio e tensioni.

Se non analizzassimo il quadro di oggi alla luce degli errori di ieri, rischieremmo delle analisi parziali e fuorvianti.

Dietro la disgregazione del PD, ormai in frantumi, e di FI, che si avvia verso la dissoluzione, c’è la constatazione di venti anni di politiche fallimentari sia sul piano interno che su quello internazionale. La Sinistra, preoccupata assai spesso di dare voce e difendere l’indifendibile, è ridotta a percentuali da prefisso telefonico.

Dietro il successo di Salvini c’è la scelta disperata di un elettorato allo sbando, incapace di orientarsi e soprattutto senza più punti di riferimento sia sul piano ideologico che su quello programmatico. Ecco, allora, che ci si aggrappa a chi, in questo marasma, promette legalità e rispetto delle regole, non importa a quale prezzo, si tratta di un dettaglio.

Massimo Conocchia

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