Coscienze incendiarie

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Non è ancora finita la lunga, calda estate, e le tracce dei roghi agostani sono evidenti con i loro drammatici suoli e alberi carbonizzati, di un nero impressionante e nel quale si coglie la traccia arida della terra ferita a morte!

Cosa spinge un essere umano ad appiccare fuoco in modo brutale a piante, boschi,  sterpaglie secche, per distruggere tutto? Cosa ha spinto uno o più folli, la sera del 18 agosto scorso ad Acri, che hanno agito dando luogo –come in altre ennesime tristi occasioni- a ben cinque diverse situazioni incendiarie in contemporanea, in cinque diverse parti della città?

Non si tratta dell’antica lotta tra uomo e natura, qui superata da un misto di follia, desiderio di rivalsa, vendetta, cattiveria, ignoranza, invidia, ma di una distorta concezione della stessa natura, del desiderio di offenderla e ferire, anche mortalmente le persone, gli oggetti, le cose, gli animali, le piante.

Emerge ancora una inciviltà diffusa, che ha radici profonde sempre nella stessa matrice: la maleducazione, l’arroganza, l’incultura, il menefreghismo per i beni collettivi, il dolo per dispetto e vendetta stupida verso il vicino, il nemico, colui, coloro che sono riusciti e tu no, quindi ci si vendica. Oppure per la stupida convinzione che dare fuoco a campi e boschi procurerà un giorno -chissà quando, ma tanto qui spesso si vive di sola speranza- un’occasione di lavoro per ridare vita a quelle terre arse. Le cronache sono piene di queste vicende e se non si sono mai scoperti gli autori spesso sono noti i moventi e le cause.

Tuttavia, bando alla rassegnazione, si può e si deve invertire la tendenza, si può cambiare, si può e si deve battere la remissività, l’ignoranza, l’arroganza. Per fare in modo che questa guerra di fuochi, che l’estate riempie i cieli di inquietanti passaggi di Canadair, elicotteri, e le strade notturne di cisterne dei Vigili del Fuoco e dei volontari, per non dimenticare il sacrificio di alcuni eroi, morti nel tentativo di salvare le terre dalle fiamme dei folli, che mai si sono pentiti di aver ucciso non solo la natura, ma vite umane, si deve cambiare cultura e apprezzare le risorse che ci rendono unici e ricchi di bellezze naturali!

Ogni cittadino deve essere educato e rieducato, sensibilizzato, reso cosciente di dover denunciare chiunque produca un qualsiasi atto vandalico, chiunque attenti all’integrità del territorio, chiunque distrugga un bene comune e unico come il paesaggio naturale. Le amministrazioni pubbliche, le scuole, Calabria Verde (se è vero che nel nome sta una missione!), devono ogni anno avviare campagne di divulgazione e conoscenza sui beni ambientali, sulla difesa della natura che è la nostra grande madre, sulla necessità di preservarla da incendi dolosi, distruzioni perenni e ferite che richiedono anni per risanarsi.

Il pubblico deve spiegare al privato e ai pazzi piromani -attraverso forti messaggi civili – che distruggere alberi vuol dire alterare equilibri unici, vegetazionali, idrogeologici; deve spiegare ad ogni singolo cittadino, dalla più tenera età, che deve prendersi cura del proprio pezzo di territorio, pulirlo e preservarlo, deve obbligare chi possiede terre incolte a fare manutenzione, pena multe severissime; deve rendere possibile un controllo attivo delle aree pericolose e prevenire, piuttosto che intervenire dopo i disastri, ormai irreparabili, usare la tecnologia.

Insomma occorre spegnere, sul nascere, nelle scuole soprattutto, e nell’età della formazione, le coscienze incendiarie che vivono dentro di noi, nella rabbia antica dei meridionali, nel desiderio assurdo e folle di vendetta e rivalsa contro tutto, e spingere verso la formazione di una sensibilità che aiuti a capire che solo se vogliamo bene alla natura vogliamo bene a noi stessi, al nostro presente, al nostro futuro, alla nostra terra, al nostro pianeta.

Pino Scaglione

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5 risposte

  1. Franco ha detto:

    La sensibilizzazione la formazione delle coscienze, il salto culturale alzi la mano chi non è d’accordo!
    Resta però il problema vero: fino a quando appiccare il fuoco genererà interessi economici, diretti o indiretti, e non si interverrà per spezzare la perversa “filiera” dei guadagni temo che le eventuali quanto lodevoli iniziative, saranno destinate a restare solo buoni propositi.

  2. Franca Azzarelli ha detto:

    Sicuramente vero quanto l’architetto Scaglione suggerisce a proposito della violenza inflitta selvaggiamente e con varie tecniche dall’uomo alla Natura, ma non dimentichiamo che, come ultima chance, una esemplare punizione rallenterebbe di molto tanti comportamenti distruttivi. Grazie!
    Franca Azzarelli

  3. Franca Azzarelli ha detto:

    Riferendomi al commento del Signor Franco, molto cordialmente mi permetto di chiedere: quali interessi economici possono esserci nel bruciare una “timpa”? Purtroppo si tratta di mancanza di senso civico, di istinto distruttivo. Infatti l’uomo riesce, senza alcun interesse, a riempire di immondizia angoli da sogno della nostra Natura. Proviamo ad osservare ogni dove della nostra bella Sila! Purtroppo nn dobbiamo dimenticare l’uomo di Freud e considerare che qualche “lezioncina” porterebbe noi uomini a migliorarci, mettendo a tacere i nostri istinti e modificando i nostri comportamenti. Chiedo venia per l’intrusione. Franca Azzarelli

  4. Franco ha detto:

    Gentilissima Prof.ssa Azzarelli,
    con altrettanta cordialità Le rispondo volentieri.
    Anche l’incendio di una “timpa” e’ funzionale a chi ha interesse ad appiccare il fuoco. Potrebbe ad esempio (spesso lo è) essere usato a come “distrattore” , infatti nella nostra città in una sola serata erano stati accesi ben cinque focolai in diverse zone.
    Il fuoco nelle sue varie fasi e “portatore” di molti interessi. Ad iniziare dalla fase di avvistamento, alla successiva di spegnimento e poi nella delicata fase del post fiamme, quando si deve “bonificare” la zona dagli alberi bruciati o semplicemente anneriti.
    Si è mai chiesta, ad esempio, quanti alberi verranno “sacrificati” e che fine faranno?

  5. Scaglione Giuseppe ha detto:

    Ringrazio Franco e Franca per i preziosi commenti che completano la mia riflessione, aprendo altri temi di una vicenda senza dubbio complessa e che richiede uno sforzo collettivo e civile. Avete, in ogni caso, colto nel segno lo spirito della mia rubrica che mira a risvegliare la nostra coscienza civica sopita! Seguiteci.

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