L’Urbanistica Partecipata come nuovo modello civico.

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C’è un nuovo modello di urbanistica, per disegnare la città di oggi e domani, che fa perno sulla vera partecipazione dei cittadini. Si chiama infatti Urbanistica Partecipata e in pratica si traduce nel coinvolgere cittadini, professionisti, forze sociali, comitati, associazioni, per supportare l’amministrazione pubblica nelle scelte che riguardano l’assetto urbanistico di qualsiasi centro urbano, medio o grande che sia, piccolo ancora meglio perchè più facile il coinvolgimento.

E’ una nuova forma di civiltà delle comunità urbane e delle pubbliche amministrazioni, perchè attua la condivisione delle scelte e coinvolge nella responsabilità di tali scelte tutti gli attori della vita pubblica locale, non solo: in pratica li rende protagonisti del presente e del futuro della forma, della strategia, delle azioni che si metteranno in campo per fare una città, un centro urbano più a somiglianza e misura delle esigenze della stessa comunità che lo abita, che non delle idee, a volte poco lungimiranti, della sola amministrazione.

A ciò si aggiunge, oggi, tra gli strumenti a disposizione, quanto di meglio sperimentato in realtà urbane avanzate, cioè la crescita culturale sulle nuove forme di urbanità, verso una civiltà dell’abitare consapevole della scarsità di suolo e risorse, che costringe tutti noi a ripensare il modello di crescita che abbiamo sposato, in realtà proteso più verso l’autodistruzione che non la conservazione della specie.

Ad Acri, e come sempre in buona parte del sud, questo nuovo modello stenta a decollare per tante ragioni, non ultime l’essere ancorati ad una concezione dell’urbanistica regolativa, in cui prevale più la norma che non i veri contenuti, soprattutto, ad Acri come nella regione, si misconosce alla Legge Urbanistica regionale calabrese, il suo portato innovatore che “obbliga”, tra le altre cose, tutti i comuni a istituire l’Urban Center, luogo in cui, durante la redazione dei Piani Urbanistici, l’amministrazione comunale attua forme di dialogo e confronto, recepisce suggerimenti, rende trasparente l’iter di costruzione-approvazione del Piano Urbanistico, espone costantemente idee e progetti, promuove confronti e disegna una traiettoria di crescita comune sulle scelte importanti del futuro.

Un nuovo senso civico dunque, che internet e la sua condivisione rapida di idee hanno reso ancora più efficace, che impone e obbliga, oggi questa trasparenza, la esige, dimenticando che un Piano non è più una rigida scacchiera su cui mettere un pò di macchie colorate, bensì è un “sogno” collettivo, il sogno di tutta la città, di ogni cittadino che può e deve immaginare un diverso modello di crescita urbana e un altro futuro per questa e le prossime generazioni.

Pensare, con scarsa creatività che al sud tutto questo sia “impossibile, assurdo, anacronistico” equivale, ancora una volta, a mortificare una diffusa intelligenza collettiva, che pure esiste ovunque nel meridione -anche se fortemente sfiduciata-, la quale attende segnali in questa direzione, che merita di essere protagonista, di farsi parte attiva e civilmente utile alla costruzione del “sogno” che può rappresentare l’Urbanistica Partecipata.

La civiltà urbana, tra l’altro, quella più durevole e costruttrice di bellezza delle città, è nata a pochi passi da noi, sulle coste dello Jonio e del Tirreno, quando i greci arrivarono attraverso i mari nelle nostre terre, fondarono città bellissime, come Sibari, di cui ancora oggi si studia la forma e il disegno urbanistico, in cui tutto questo coincideva con una parola: “civiltà”, che portava (e porta ancora oggi) dentro di se il seme positivo di termini significativi come città, cittadinanza, democrazia, partecipazione, forma, stile, bellezza per l’appunto!

Rimuovere questo portato storico e culturale è rimuovere una parte delle proprie radici, e si sa che gli alberi senza radici, alla lunga seccano, e poi muoiono!

“Libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber in una delle sue canzoni piene di ideali: mi sembra che quella sua felice intuizione-esortazione sia ancora oggi efficace e da praticare tuttora nella quotidianità: non dimentichiamolo.

Pino Scaglione

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