Dopo il voto, il vuoto!

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Giusto una settimana è passata dal voto regionale calabrese, a parte i bilanci a caldo e le considerazioni degli specialisti, ciò che interessa in questa rubrica è alcune considerazioni sui sensi civici del voto.

Intanto si è scritto tanto sulla mancanza di partecipazione di una larga percentuale di calabresi, e si è invocata la mancanza di senso civico per tale scelta che sembra abbia causato così la “vittoria della destra”.  La mia lettura di questo deserto delle urne ha due ragioni entrambi profonde e serie, la prima è nel mancato rientro di tante persone che risiedono in Calabria e vivono fuori, molti giovani e studenti soprattutto, la seconda è fortemente collegata alla prima, e risiede nella sfiducia totale, ormai estesa, verso la politica di qualsiasi “colore”, che si traduce nella rinuncia ad esprimere la propria preferenza che in questo deserto di idee, si palesa come inutile al cambiamento.

Sia nelle passate legislature e relative campagne elettorali, che in quella chiusa da poco, tutti i partiti non hanno saputo intercettare, attraverso i loro candidati dai presidenti ai consiglieri, il forte bisogno di essere rappresentativi di una decisiva spinta verso nuovi contenuti, verso un “pacchetto” di idee straordinarie, forti, capaci di tornare a far sognare, anche solo un poco, questa terra martoriata: idee capaci di scardinare la vecchia, solita, noiosa pratica del voto di scambio e di promesse mai mantenute, e la pletora dei tanti luoghi comuni negativi sulla Calabria come terra lasciata al suo destino.

Non è emersa, prima come ora, una semplice, ma robusta idea, di cosa sarà la Calabria dei prossimi venti, trent’anni, su cosa puntare come priorità, cosa far emergere, quali risorse valorizzare, a quali attività dare spessore e quale identità. Non è emersa nessuna nuova idea su turismo, agricoltura, parchi e natura, ambiente e aria pulita, cibo e produzioni locali, territori e centri urbani rigenerati, arte e cultura, solo slogan, parole di carta, sciocche promesse.Tranne per pochissimi candidati, con una forte motivazione, una buona cultura di impresa, esperienze dal basso e dai territori, sinergie con attività di successo private, che hanno saputo intercettare alcune nuove traiettorie possibili, ma, per l’appunto, solo pochi, i quali non sono riusciti a fare la differenza e purtroppo non sono stati nemmeno capiti.

Nei tanti poster elettorali, hanno invece campeggiato slogan vuoti e privi del minimo realismo, e purtroppo chi li ha prodotti haimmaginato di rivolgersi ancora, come un tempo, ad una terra priva di senso civico, mentre al contrario i calabresi hanno dimostrato con una “silenziosa” (ma rumorosa) astinenza che non vogliono più subire questo vuoto, non vogliono più sottostare al modello perdente della politica dei tanti fallimenti, mettendo in seria discussione l’ultimo residuale meccanismo della scheda elettorale dalla quale non emerge nessuna prospettiva di miglioramento.

Ora ci attendono cinque anni di altri slogan e di vuoto, durante i quali sarà ancora necessario lavorare molto per una nuova cultura e tante nuove idee, per ribaltare, col buon senso dal basso, con le arti, le produzioni migliori, questa triste logica perdente e la povertà intellettuale di una classe politica incapace, insensibile se non al potere, totalmente inadatta nel sapere dare valore ad una terra straordinaria!

Pino Scaglione

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