Ambienticidi


“Purtroppo lottiamo in Italia non solamente contro alcune necessità, vere e presunte; ma contro il modernismo rozzo, il gusto della distruzione, la volgarità presuntuosa e volontaria. Vi è chi distrugge il bello per sentirsi meglio e per mettere il mondo in armonia con se medesimo; ognuno ritrova la pace della coscienza come può”. 

Lo scriveva Guido Piovene, nel lontano 1956, a conclusione del suo “Viaggio in Italia”, e le cose non pare siano molto cambiate.

Ho letto, su questa medesima testata, il lucido testo di Katia Amodio, che ha confermato alcune mie posizioni sul diritto alla salute e la mancanza di un’efficace prevenzione, e prendo a prestito il suo titolo, Uominicidio, che traduco in Ambienticidi, per ragioni analoghe che percorrono la stessa matrice riflessiva e critica, nella pur brevità di questa rubrica.

La nomina di “Ultimo”, da parte della neo presidente Santelli, all’assessorato all’ambiente traduce plasticamente il perché in Calabria seguiranno gli omicidi, così come gli uominicidi: non una seria, lunga e durevole campagna di educazione ambientale, dalle elementari, fino dentro le università e verso i cittadini, rivolta soprattutto agli assassini della natura, incivili e retrogradi, bensì la dura repressione di un bravo poliziotto. 

Ora è risaputo che estirpare la causa del male, senza accurata cura del sintomo, produce a volte ricadute peggiori, così come la repressione genera reazioni opposte e spesso ancora più violente, e la mancanza di prevenzione, come per la salute, produce distorsioni e impossibilità di intervenire sui mali ambientali, prima che essi si traducano in attentati continui e omicidi efferati verso la natura.

Uno su tutti, perchè “caldo” è l’ambienticidio del torrente che bagna Acri, il caso del depuratore di Bisignano che sversava veleni nel Mucone, frutto di questa mancata prevenzione: totale menefreghismo di buona parte di cittadini incivili e maleducati ambientali (possibile che nessuno sapeva, vedeva, intuiva?) e delle stesse istituzioni, a volte prive di personale adeguato e incapaci di affrontare una problematica così severa senza una vera cultura della prevenzione ambientale. 

Se le strade di Acri, Bisignano, Cosenza, della Calabria, del Sud, sono piene di spazzatura, non è solo perché i luoghi riceventi sono saturi, ovvero il sintomo di una carenza di strutture, ma l’apice della tragedia in cui ci troviamo, incapaci di gestire ormai la prevenzione di produzione di quintali di spazzatura per ciascuno di noi, e la manifestazione dell’arroganza di tutti verso la natura, che ci costringe a riflettere su quanta maleducazione verso i basilari principi ambientali abbiamo accumulato negli anni.

Per fermare gli ambienticidi serve una nuova coscienza, un senso civico rinnovato verso la nostra fonte di vita che è la natura, uno scatto di orgoglio di quella parte, ampia, del Sud che vuole ribellarsi ai luoghi comuni che ci vedono tutti assassini naturali per cui servono i “poliziotti” e non, invece, nuovi maestri, capaci di rieducarci alla prevenzione, alla cura, al ritrovare la bellezza e l’equilibrio con noi stessi e l’ambiente. Anche questo atteggiamento potrà generare una diversa relazione proprio verso gli uominicidi, perchè sia chiaro che una infinita serie di severe malattie moderne, nascono da questo terribile conflitto tra uomo e natura!

Pino Scaglione

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