I Minimi ad Acri

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L’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola è certamente l’Ordine che maggiormente si è diffuso in Calabria nel corso dei secoli; basti pensare che alla metà del XVII secolo erano presenti nella nostra provincia 29 conventi e 317 residenti. Sorto tra gli ultimi, prima della grande soppressione innocenziana del 1650, l’ospizio di San Francesco di Paola ad Acri (inteso come ricovero dei pellegrini) fu fondato il 9 dicembre del 1648 da Pompeo Bernaudo di Acri con l’assenso di Annibale Sillano, vicario apostolico di Bisignano e futuro vescovo di Castro in Puglia; vi dimorava allora solo un frate, Antonino Baisci di Montalto. Pompeo Bernaudo aveva donato cento ducati per il sostentamento dei frati, mentre già il 28 ottobre del 1648 altri donatori come mons. Francesco D’Ima di Acri e d. Persio Coschignano avevano donato terre alberate di gelsi e vigne; quest’ultimo poi aveva dato anche cento ducati per la costruzione del nuovo fabbricato, il quale sarebbe stato fondato fuori le mura di Acri a un tiro di archibugio. Il frate nel frattempo avrebbe dimorato in una casa ad Acri. Furono donati anche altri cinque ducati affinché l’ospizio si fosse convertito in convento.

In realtà, ad Acri, la devozione a San Francesco, come scrive Rocco Benvenuto († 2018), era anteriore alla fondazione dell’ospizio, perché esisteva già nel 1630 una chiesa dedicata al Santo e sulla quale esercitava il diritto di patronato (nomina del sacerdote) la famiglia Cotrone. Questa chiesa aveva il necessario per la celebrazione della messa e il fonte d’acqua lustrale, mentre dietro l’altare maggiore c’era una stanza che serviva da sacrestia.

Risparmiato dai provvedimenti soppressivi, al capitolo generale di Roma del 1655, su proposta di padre Giuseppe da Celico, provinciale di Paola, si diede facoltà per la fondazione ad Acri dell’ospizio con un valore stimato in 6 mila scudi, mentre a Pompeo Bernaudo e alla sorella Tolla fu assegnato il titolo di fondatori. Nel capitolo generale di Firenze del 1740, l’ospizio fu elevato a convento e alla sua guida fu posto un correttore locale, mentre nel catasto onciario di Acri del 1743, il convento risultava avere possedimenti, censi, greggi e bovi per l’aratura. Tuttavia già nel 1802, il convento iniziò a perdere l’antico splendore, infatti, ospitava solo due frati, tanto che fr. Vincenzo Pignataro, scrivendo al Vescovo, lamentava la mancanza assoluta di notizie da Roma a causa degli eventi rivoluzionari; intanto con l’arrivo di Napoleone, il convento fu soppresso per non essere più riaperto. Nel 1824 su proposta del sindaco di Acri si cercò di adibire il convento a Seminario, sebbene il Vicario generale della Diocesi sollevasse alcuni dubbi sull’appartenenza del fabbricato al Comune, mentre nel 1885, in seguito all’asse ecclesiastico del governo italiano, anche la chiesa rientrò tra gli interessi del Ministero della Giustizia per la natura giuridica.

Vincenzo Tucci

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