Quell’insano desiderio di trasgressione che ci fa male

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Il nostro Paese, nel tempo, ha dimostrato una grande capacità di sacrificarsi. Anni di benessere ci hanno, però, talmente disabituato a rinunciare persino a un pizzico del nostro mondo, che, oggi, in piena emergenza, ci stiamo dimostrando incapaci di proteggere noi stessi e le persone che ci stanno accanto. Una volta tanto, l’assioma “piove, governo ladro!” non funziona. Bisogna dare atto a chi gestisce attualmente le sorti del nostro Paese che, soprattutto nelle ultime settimane, si sta adoperando a tutti i livelli. Alcune misure potevano, forse, essere più tempestive ed omogenee ma, in linea generale, ci sembra corretto riconosce un impegno che ci porta ad essere additati come esempio in Europa e nel mondo. Altrettanto non si può dire per quanto attiene al comportamento dei singoli. L’elevatissimo numero di sanzioni comminate dimostra che la gente ha poca voglia di attenersi a delle limitazioni, che hanno, in definitiva, lo scopo di proteggere tutti. Quanto l’isolamento domiciliare funzioni è dimostrato dalla Cina, che in poco più di un mese, è arrivata a frenare l’avanzata dell’epidemia. Quando sentiamo di gente che non vuole rinunciare alla passeggiata o alla corsetta quotidiana, di chi ha continuato ad assemblarsi nei locali, nei condomini, in piccole comitive, un senso di disagio e di tristezza ci assale di fronte ad atteggiamenti tanto insensati e autolesionisti. L’Italia sta guadagnando un triste primato, in Europa e non solo, quanto a decessi e rapidità di diffusione. Molte le determinanti di questo fenomeno, in primis l’aumento dell’età media (il nostro Paese è uno dei più longevi al mondo), con conseguente aumento della quota di popolazione affetta da pluripatoliogie. A tutto questo vanno ad assommarsi fattori ambientali, tra cui inquinamento e polveri sottili: anche se non ci sono studi a supporto nello specifico, non può essere casuale l’alta incidenza dell’epidemia nelle zone a più alta densità industriale e più alto tasso di inquinamento. Uno sguardo un po’ più attento alla distribuzione dei contagi, permette di osservare un’enorme variabilità epidemiologica tra zone tutto sommato vicine (Lombardia vs Veneto o vs Piemonte, ad esempio). Una recente indagine commissionata dalla Regione ha permesso di evidenziare che, a Milano, ancora la scorsa settimana, il 40% degli abitanti si spostavano da casa. Viviamo oggi più che mai l’unità solidale del nostro destino di singoli con quello della comunità a cui apparteniamo: non possiamo riuscire o fallire per conto nostro. Solo dall’unione degli sforzi dei singoli si potrà arrivare rapidamente al risultato sperato, che è quello di una celere riduzione dei contagi. Fino a quando continueremo a pensare che i nostri atteggiamenti non abbiano ripercussioni generali, non vedremo mai la fine del tunnel. In tempi di emergenza, spesso, ci si trova di fronte a un bivio, ossia a dovere scegliere tra la tutela della salute pubblica e la garanzia dei diritti individuali: non me ne voglia nessuno, ma trovo naturale dovere transitoriamente restringere i secondi per garantire la prima. Quanto appena espresso per i singoli, si può tranquillamente estendere all’atteggiamento di molti Stati europei nei confronti di ciò che l’Italia sta attraversando. Un atteggiamento egoistico da parte di molti, che hanno pensato solo al proprio orticello, ha caratterizzato il comportamento della UE in questi tristi momenti. Domani sarà difficile recuperare uno spirito unitario di fronte a tanto egoismo.  Un’Unione presente come vincoli da rispettare ma latitante di fronte ai problemi dei singoli Stati è l’esatto contrario di quanto Altiero Spinelli aveva sognato.

Nulla, da domani, potrà più essere come prima.

Massimo Conocchia

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