Gli atleti magnogreci erano i migliori

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Scrive Strabone, a proposito dell’antica Crotone: “Fioriva principalmente negli studii bellici e negli atletici. In una sola olimpiade avvenne che sette atleti dichiarati vincitori fossero tutti Crotoniati di modo che non sembra essersi detto senza fondamento che l’ultimo dei Crotoniati fosse il primo di tutti gli altri Greci”.

Senza dubbio il più forte di tutti gli atleti magnogreci fu Milone. Sette volte partecipò, come lottatore, alle Olimpiadi e vinse tutte le volte; così fece nei giochi Pizii.

Si narra che Milone fosse così forte da legnare in Sila spaccando i tronchi con la sola forza delle mani. L’avanzare dell’età gli giocò, però, un brutto scherzo: cercando di spaccare un tronco, come sempre, vi rimase preso con le mani non avendo la forze di fare quello che gli era usuale. I lupi, così trattenuto, lo divorarono.

Altri atleti furono Tsicrate, Astilo. A quest’ultimo fu eretta, perfino, una statua in Crotone nel tempio di Giunone Lacedemonia, ma, a un tratto, in una delle sue vittorie volle dirsi siracusano. La sua patria, allora, distrusse la statua che gli aveva innalzata.

Altro atleta è Glaucia.

E, ancora, Agesidamo, pugile di Locri, ricordato nelle Olimpioniche di Pindaro.

Sibari ebbe atleti, fra i quali Fileta insuperabile nel gioco dei cesti. L’elenco dei tanti atleti vincitori sarebbe lungo, perciò, ci fermiamo.

Un aneddoto: Nella XLV Olimpiade Clistene, tiranno di Sidone, fece pubblicare di volere dare in sposa la figlia Agarista al più degno e valoroso. Giunsero in Sicione i giovani più famosi, per nascita e per virtù, della Grecia e della Magnagrecia. Da quest’ultima vi andarono, fra gli altri, da Siri l’atleta Damonte o Dama e da Sibari Smintride.

Ognuno fu interrogato sulla patria e nei conviti, durati un anno, furono indagati i loro costumi, la saggezza, l’erudizione, la validità del corpo e se fessero iracondi.

Clistene propendeva per l’ateniese Ippoclide.

Giunse il giorno della scelta. Narrano gli autori antichi che, per l’occasione, furono sacrificati mille scelti bovi.

A un certo momento si aprì la gara di musica; poi Clistene disse: “Voi tutti siete degni dell’amore di mia figlia e se mi fosse possibile vi gratificherei tutti, né scegliendone uno tra voi io intendo non amar l’altro, ma non può darsi di secondare i voti di ognuno onde a ciascun di voi, al quale non è in sorte porger la palma alla mia diletta son largo di un talento di oro”. Fu così che scelse Megacle, figlio di Almeone, come sposo di Agarista.

Egli, nella nobile gara, si era recato in Sicione con una nave mossa da cinquanta remiganti, “un gran numero di uccellatori, di cuochi, di pescatori. Il suo lusso superava quello di tutti gli altri.

Ai citati atleti ne vanno aggiunti altri e altri ancora. Rimandiamo perciò a chi volesse approfondire a ricercarli.

Giuseppe Abbruzzo

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