Nel blu, dipinto di Blu

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Il 27 giugno 1980 avevo 13 anni e paura di volare.
40 anni dopo, alla paura di volare si è progressivamente aggiunta quella per la menzogna e la falsità. Ho capito in quegli anni cosa fosse un mistero, ho imparato poi a leggere fra le righe.
Ricordo che fra i miei idoli, prima ancora di conoscere la logica aristotelica, c’era Andrea Purgatori con la sua logica asciutta e schietta. Una firma del Corriere della Sera che avrebbe per sempre legato il suo nome alla strage di Ustica, come Silvester Stallone a Rambo. Il giovane giornalista era credibile, curioso, attento, e per anni fu il “referente” unico dei parenti delle vittime, non ancora associatisi e tenuti nella più profonda oscurità dei fatti dallo Stato, una oscurità più abissale e contorta, paradossalmente, di quei 3.800 mt. sottomarini in cui erano sprofondate le 81 vittime.
Quella era una Italia che subiva i colpi della strategia della tensione. Il 2 agosto del 1980, due mesi dopo Ustica, un’altra strage alla stazione di Bologna. I miei cuginetti avevano anticipato, per fortuna, di un giorno la partenza verso Sud! Tutti noi avremmo potuto essere su quell’aereo e su quel treno.
Ora so, l’Italia era prona nello scacchiere internazionale, piena di veleni e segreti indicibili all’interno, con falchi e colombe che si sono aggirati per anni tra le quinte della politica.
Perché scrivo tutto questo? Per non dimenticare, per commemorare, per placare la sete di verità e giustizia, perché non vi siano più muri di gomma, perché a scuola nessuno ne parlò, perché odio la menzogna e perché ho paura di volare!

Adelinda Zanfini

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