Chiedo per un amico

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Chiedo per un amico

Gentilissimo neo Assessore agli Affari Legali e Generali del Comune di Acri, avv. Franca Sposato, sono onorato che nelle Sua prestigiosa veste appena acquisita la prima uscita sui giornali locali Lei l’abbia dedicata ad un mio articolo.

Intanto, mi corre innanzitutto l’obbligo di ringraziarla per aver confermato punto per punto quanto da me scritto. Anche se ammetto che avrei apprezzato di più se lo avesse fatto esplicitamente, piuttosto che scegliere la strada più “lunga” raccontando i fatti con una “tecnica narrativa”. Questo sì che potrebbe risultare fuorviate! (volutamente ??)  Tuttavia, non posso non evidenziare come io abbia indicato la Luna mentre Lei si sia soffermata sul mio dito. Non una sola parola, infatti, sulla odiosa odissea alla quale è stata sottoposta una cittadina, ma solo sulla opportunità o meno da parte della Amministrazione di nominare un legale. Tutto ciò senza provare un minimo di imbarazzo? Complimenti!! Ma entriamo nel merito. 

Ho scritto che la Commissione esaminatrice era composta da docenti dell’Università voluti dal Comune, Lei lo ha confermato. Gli stessi hanno ritenuto che la candidata, costretta poi al ricorso al TAR, difettava di titoli e quindi l’hanno esclusa dall’elenco degli ammessi. Anche questo Lei lo ha gentilmente confermato.  La candidata (come addirittura altri undici!) presentava ricorso e lo stesso veniva respinto dai tre “esperti docenti” (parole sue) membri della commissione. Anche questo da me è stato scritto.  La candidata proponeva un nuovo ricorso in autotutela. Anche questo rigettato sempre dai tre membri “di comprovata esperienza” (sempre parole sue!) anche questo da me scritto correttamente. 

La stessa candidata era quindi costretta a ricorre suo malgrado, e con costi onerosi al TAR. Cosa che ho scritto e che lei ha confermato. 

Lei poi, con una disinvoltura disarmante aggiunge “in data 13 luglio perveniva alla pec del Comune verbale della Commissione nominata che a seguito di nuova istruttoria (ma va?) della domanda della candidata annullava la precedente esclusione”. 

Quindi, Lei sta ammattendo, sia pure in linguaggio “avvocatese”, che i tre “esperti docenti di comprovata esperienza” (per riprendere le sue parole)  solo dopo il ricorso al TAR   ammettevano di essersi sbagliati, per ben tre volte? Perbacco, che incredibile coincidenza!!  Ma è proprio quello che io ho scritto, e che lei dunque ha puntualmente confermato come se fosse una cosa normale. Incredibile!

Peccato che il ricorso al TAR sia stato presentato giorno  8 luglio, ben cinque giorni prima della fatidica pec al Comune!!

Ora, in una situazione del genere, normalmente ritengo che un’Amministrazione comunale   avrebbe intanto dovuto “tirare le orecchie” alla Commissione per averla messa in una situazione indubbiamente imbarazzante (per usare un eufemismo!) Poi, qualora dall’esito del giudizio dinnanzi al TAR dovessero derivare conseguenze o pregiudizi economici, la stessa Amministrazione potrebbe eventualmente valutare di rivalersi sulla Commissione stessa.

Invece, a quanto pare, sembra avere scelto la strategia che definirei alla “Ponzio Pilato”, cioè quella di lavarsene le mani (io non c’entro, sono stati loro). Se è vero che l’ente non è responsabile degli errori commessi dalla Commissione che egli stesso ha voluto. Nulla osta però, come già scritto, che potrebbero esserci le condizioni per rivalersi sulla Commissione stessa. 

Invece si preferisce tentare di invertire la questione tentando di far passare la vittima per il carnefice.  Si dimentica (volutamente?) che la candidata, cittadina di questa comunità, è stata mortificata in più occasioni dagli errori oggi ammessi. Costretta ad intraprendere l’onerosa via del TAR per far valere un sacrosanto diritto.

Solo perché adesso magari aspira ad aver riconosciuto il giusto risarcimento delle spese sostenute la si vuol quasi far passare per un’avida approfittatrice. Pazzesco!

Quindi, l’eventuale condanna dell’Ente al pagamento spese sarebbe dunque una beffa per le Casse dello stesso e quelle dei cittadini, e non invece un legittimo risarcimento delle spese indebitamente sostenute dalla candidata?

Questo solo perché magari poi non si vuole o non si è capaci di rivalersi sulla Commissione.

Mi tolga una curiosità: se gli altri undici candidati avessero presentato ricorso al TAR, oggi ci saremmo potuti trovare quindi non con una ma con 12 richieste di risarcimento delle spese anticipate?  

Chiedo, per un amico.

Franco Bifano

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