Andiamo a scuola!

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Nel 2012 esce il bellissimo film documentario “Vado a scuola” di Pascal Plisson, un regista documentarista francese.  l film racconta le storie di quattro bambini, provenienti da diversi parti del pianeta uniti dalla stessa sete di conoscenza: tutti e 4 vogliono a tutti i costi andare a scuola. Per farlo attraversano a piedi (tutti i giorni, andata e ritorno) e per ore le savane sterminate del Kenya, o i sentieri tortuosi delle montagne dell’Atlante in Marocco, il caldo soffocante del sud dell’India, i vertiginosi altopiani della Patagonia. A piedi i quattro protagonisti, Jackson, Zahira, Samuel e Carlito sanno che la loro sopravvivenza come bambini, come esseri umani, dipende dalla conoscenza e dall’istruzione scolastica. Chilometri a piedi per raggiungere la scuola e felici di farlo.  Al link che segue si può vedere il film completo che consiglio come visione in classe a tutte e tutti gli insegnanti dalle elementari al liceo, è una visione importante e potrà dare spunto a molte riflessioni in aula https://www.youtube.com/watch?v=Iukaea5Of2I.

Altro scenario, la Siria, nella città di Aleppo sotto le bombe nel 2013 (ora ci siamo dimenticati di quel gioiello di città, sacra e violata…) i bambini e le bambine nel terrore, sotto le bombe, la fame e il freddo. Molti negli anni sono stati costretti a lasciare le loro case, quelli che sono rimasti vanno a scuola sotto terra, nei tunnel adibiti a rifugio e scuola. La guerra in quel paese ha completamente cambiato la vita di migliaia di bambine e ragazzi, molti lavorano per aiutare le famiglie ma c‘è spazio per la speranza nel loro futuro solo se continueranno a studiare.

Oggi la pandemia ha globalizzato un profondo senso di incertezza e si stanno cercando nuove routine per provare a convivere e imparare a stare di nuovo vicini. La scuola in Italia (e nel mondo) sta mettendo in campo soluzioni per far tornare bambine e bambini a scuola, per far rientrare nelle aule adolescenti e giovani studenti e studentesse. Le insegnanti e gli insegnanti, i dirigenti e tutto il personale sono impegnati per rendere possibile una nuova normalità, tutta diversa dalla precedente, spazi e tempi scolastici muteranno e sarà una quotidianità nuova e da inventare. Si tratta di un compito importante che dovrà coniugare sicurezza e godimento della pratica scolastica. Ma in Italia nessuno dovrà per fortuna fare chilometri a piedi  nella savana resa insicura dai leoni e non siamo in un territorio di guerra o di carestia. Chissà quanti bambini e bambine si trovano in questo momento in situazioni ben più gravose delle nostre, non dimentichiamo che la pandemia è un fenomeno di tutti nel mondo, nessuno escluso, e noi dopo tutto viviamo in quella parte di mondo che gode di privilegi e sicurezze maggiori. Proprio in questi giorni il campo dei profughi di Moira, in Grecia ci parla di questo. Un campo disumano che è stato incendiato dove “vivono”, in un tempo di pandemia, quasi 13.000 persone in uno spazio allestito per sole 4000 e il 40% sono minori non accompagnati che non andranno a scuola e che non mangiano tutti i giorni.  

La scuola e la sanità sono i 2 beni pubblici più importanti, anche se in Italia per anni questo è stato colpevolmente “dimenticato”. Secondo recenti dati Istat i banchi delle scuole italiane contano 8,4 milioni di studenti. Di questi, 7.599.259 sono iscritti alla scuola statale e circa 870 mila nelle paritarie. Quasi 800.00 sono gli alunni con cittadinanza non italiana (circa il dieci per cento del totale) e sono quasi 260 mila gli alunni con disabilità. I docenti sono circa 900.000, quasi 170.00per il sostegno. Gli istituti scolastici statali sono più di 8.000, quasi 41.000le sedi scolastiche (poiché ogni istituto può avere più plessi), 13.286per l’Infanzia, 14.896per la Primaria, 7.228per le Secondarie di I grado e 5.339 per quelle di II grado. Si tratta di una parte molto consistente del paese che ha subito la chiusura più pesante e che ora si rimette in moto.

Ci vorrà mente e cuore, pazienza e controllo per tutte e tutti,  per le famiglie, per gli insegnanti e per gli studenti. Non trasformiamo però l’incertezza in eccesso di controllo e i timori in paura. Si troveranno insieme modi e pratiche inedite e responsabili ma ci vorrà anche una giusta dose di leggerezza e di gioia di ritrovarsi. Tutto sommato alla fine, nonostante la pandemia, è bello tornare a scuola!

Assunta Viteritti  

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