Buon compleanno, senatore

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Lo scorso 03 settembre il senatore Gino Trematerra ha compiuto ottant’anni. Come stampa locale siamo stati poco reattivi e, presi dalla più stretta attualità, non abbiamo alzato la sguardo dalla cronaca locale. Facciamo ammenda.

Parlare dell’attività di un uomo politico a distanza ravvicinata è sempre un rischio, perché la polvere non si è ancora posata del tutto. E’ il tempo che ti permette di distillare giudizi decantati dalle scorie del coinvolgimento più o meno diretto nelle vicende. Sarà il tempo, nella sua versione più nobile della storia, a fornire un giudizio sulla vicenda politica di Gino Trematerra. Tuttavia, trattandosi di una dimensione che si presta a valutazioni di parte, non ci illudiamo che possa un giorno esistere un giudizio definitivo.

In ogni caso, una testimonianza in questo caso ci sia consentita. Intanto un dato che non si presta a valutazioni soggettive: Gino Trematerra è stato l’acrese che in politica ha raggiunto la vetta più alta, arrivando a Bruxelles, membro del Parlamento Europeo.

Ancor prima è stato consigliere e assessore regionali, due volte senatore della Repubblica e sindaco della sua città.

Ha certamente vissuto una stagione politica in cui ha gestito un potere che tra i nostri concittadini è senza precedenti. Ho personalmente potuto constatare la considerazione di cui era fatto segno Grazie a una visita a Palazzo Madama, durante il suo laticlavio, nel corso della quale mi ha fatto da Cicerone. Sulla gestione di quel potere ci si può dividere tra quanti ritengono che avrebbe potuto fare meglio e quanti invece gli riconoscono una generosità particolare verso la sua comunità.

In questa fase dava del tu agli uomini politici italiani più importanti, e lo faceva con la scaltrezza e il fiuto di chi arriva a quei livelli non certo per grazia ricevuta.

Ha senza dubbio saputo cogliere l’appuntamento con la storia quando si è ritrovato a essere, all’alba della cosiddetta Seconda Repubblica, tra i fondatori del Ccd, sulle ceneri della Democrazia Cristiana, insieme a Pier Ferdinando Casini, Clemente Mastella e altri. Ha poi indubbiamente beneficiato del nuovo sistema elettorale maggioritario. Almeno all’inizio, perché poi i voti li ha presi, come dimostra la ricca messe elettorale delle Europee del 2009, quando arrivò a insidiare niente poco di meno che Ciriaco De Mita. In quella occasione toccò l’apice della sua popolarità politica, ma fu anche l’inizio del percorso inverso. Dire che in caso di incompatibilità avrebbe scelto di fare il sindaco piuttosto che andare a Bruxelles fu un imperdonabile errore, perché poi fece l’esatto contrario e questo in molti l’hanno percepito come un venir meno alla parola data. Così come della sua personalità non sono assenti manifestazioni ostentate di chi si sente Cristo sceso in terra, tipici dell’ubriacatura del potere. Danno fastidio, eccome, ma fanno parte del pacchetto. Insomma, nella sua biografia politica, un po’ come tutte le altre, trovano spazio brillanti intuizioni ed errori, ma, dati alla mano, le luci fanno premio sulle ombre. Ha vissuto il paradosso di cogliere l’occasione della Seconda Repubblica proprio lui che è democristiano fino al midollo.

Come tutti gli uomini di potere ha avuto l’immancabile codazzo di nani e ballerine, un coro di plaudenti pronto a voltarti le spalle quando avverte il pericolo che tu non possa essere più utile alle sue richieste. E’ il classico calcio del mulo, e ad Acri di irriconoscenti ve ne sono non pochi. E’ gente abituata a spostarsi con disinvoltura laddove pensa di ottenere qualcosa e pronta a esprimere giudizi sprezzanti su chi fino a ieri veniva quotidianamente idolatrato.

A ottant’anni Gino Trematerra si gode il riposo dell’età e il calore degli affetti familiari, ma è anche la stagione della matura riflessione su una carriera ricca di soddisfazioni. Eppure di qualche amarezza. Non ha fatto nulla per sottolineare questo traguardo anagrafico, ma noi non potevamo, nonostante il ritardo, passarci sopra. Buon compleanno, senatore.

Piero Cirino

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