Gladston e la “negazione di Dio”

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Nelle scuole ancora s’insegna quanto scrisse e successivamente ritrattò lord Gladston, riguardo alle carceri borboniche, delle quali ci siamo occupati in altro nostro intervento.

Vogliamo riportare qualcosa che volutamente o, per scarsa conoscenza, s’ignora. Cosa grave per chi insegna.

Gli inglesi dovevano denigrare Ferdinando II di Borbone, perché aveva avuto il coraggio di togliere loro il monopolio degli zolfi siciliani. Non fu cosa da poco sotto vari punti di vista, ma questo, stranamente – o forse non troppo stranamente, visto che gli inglesi furono i maggiori finanziatori della Spedizione dei Mille – non si riporta nei testi scolastici! Così non si riporta dell’eccidio di Bronte e degli inglesi che ne furono i promotori. Non aggiungiamo altro.

Si pensò, perciò, di diffamare quel governo, che aveva avuto il coraggio di colpire quello inglese. Lo fecero diffondendo una lettera di William Gladstone inviata al ministro degli esteri inglesi Lord Aberden, nella quale si diceva di una visita nelle carceri borboniche. Si era nel 1851. Vi si leggeva del gran numero e delle condizioni inumane in cui erano costretti i detenuti. Si concludeva, definendo il governo borbonico “negazione di Dio eretta a sistema di governo”.

Su La Civiltà Cattolica, rivista dei gesuiti, si scrisse, nel 1852, che le accuse: “eccitarono un grido d’indignazione in tutta la parte sana di Europa”. Vennero fuori vari scritti giustificanti il Governo napoletano. Insomma si ebbe un putiferio inimmaginabile.

A fine anno 1851 venne fuori, in Napoli, Rassegna degli errori e delle fallacie del sig. Gladstone.

Nella citata rivista si recensisce il Saggio.

“Se non fosse venuto – scrive il recensore – un cervello balzano a proclamare che i detenuti politici nel Regno delle due Sicilie erano tra i quindici e i ventimila e forse ancora trentamila, non ci sarebbe stato uopo di far sapere a tutta Europa che essi alla metà di quest’anno non erano per il Regno che 559, per 85 cause in corso di processo; e per la Sicilia non più che 50 i condannati per cause politiche, e 21 tuttora ritenuti o in carcere o in modo più mite in custodia”.

Si analizzano i vari punti, della citata lettera, per precisare, in conclusione: “Non la finiremmo più se tutte volessimo riferire le somiglianti rettificazioni o mentite di cui è ricco il Saggio Storico Critico”.

La pubblicazione fu scottante per Gladston, che, tra tanto trambusto, era stato lasciato solo da Palmerston. Cercò di precisare tutto con lo scritto, pubblicato a Londra, nel 1852: An examination of the official reply of the Neapolitan Governement by the right Hon. W. E. Gladston M. P. for the Universoty of Oxford.

L’autore vi ritratta “alcune delle sue inconsiderate asserzioni – si legge nella rivista-, intorno ad altre si dichiara ingannato, altre ne tempera con restrizioni e correttivi, su di altre va mendicando scuse e pretesti alla improntitudine colla quale ha discorso di ciò che meno conosceva”.

Gladston dirà, dopo tempo, che non aveva mai visitato le carceri e che era stato spinto a scrivere, quanto successivamente ritrattò.

Nel 1852 fu pubblicato, a Lugano, Saggio storico-critico sulla nuova pubblicazione dell’onorevole G. E. Gladstone relativa al Governo delle due Sicilie.

L’affermazione: “negazione di Dio eretta a sistema di governo”, gettata lì sui testi di storia savoiarda è, perciò, monca e mendace.

Aveva ragione un mio maestro: – Ricordati di diffidare su quello che si dice e si scrive. Diffida anche di te stesso e ricerca -. Credo che questo dovrebbe essere alla base della ricerca storica, ovviamente, non quella da “copia incolla” insegnata da alcuni “professori” nelle nostre scuole.

Se si vuole una citazione letteraria su quest’ultimo aspetto ce la dà, come suggerimento Ludovico Ariosto:

E se tu vuoi che il ver non ti sia ascoso,

tutta al contrario l’istoria converti.

È proprio vero. Quanto presentato in questo “pezzo” ne è una eloquente prova.

Giuseppe Abbruzzo

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