Acritani nel mondo. La poesia di Luigi Algieri detto Ninnillu di Francesco Curto

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Nel mio viaggio intrapreso, autour de ma chambre, questa volta ho preso la scala per arrivare allo  scaffale della libreria dove ho collocato gli autori acresi. Curiosando mi sono trovato tre le mani i libri di Luigi Algieri detto Ninnillu. Poesielle antiche – Post modernità ‘U cirillu, 2005, e Poesielle antiche – Varietà – Poesielle allu scuru, 2006, entrambe  le raccolte edite da Legenda Edizioni, Cosenza, tutte  con dedica personale. Ma chi è Luigi Algieri? Nato a Padìa nel 1955, dopo l’infanzia si trasferisce a Parigi dove attualmente vive e lavora. Le presentazioni ai due testi di Armando Algieri, solo omonimia nel cognome, ci introducono nella poesia e nel mondo di Ninnillu. Un ragazzo di quel tempo, un uomo  oggi   del nostro tempo, così cambiato e così lontano fino a farci smarrire e dimenticare il passato.  Algieri porta dentro di sé l’assenza di un padre emigrato e prematuramente scomparso, morto sul lavoro, di lavoro e per il lavoro. Aveva forse ragione un amico quando mi diceva che l’autostrada serviva ai padroni per portare via forza lavoro e rimandarci le bare di chi è stato vittima del bisogno. In una mia poesia ricordo questo tragico evento di Luigi come un segno indelebile che non ho mai cancellato dalla memoria. Il sud ha pagato e paga ancora oggi il prezzo delle partenze con la moneta del dolore. Sulla copertina del primo libro di Algieri,2005, c’è disegnata una trottola , ‘u cirillu, che ne contiene la poesia. Nella raccolta successiva del 2006, la copertina ha una lampadina,  con il componimento all’interno “Poesiella allu scuru”. Ho riletto tutta la sua produzione e confesso che sono stato male benissimo. Ho ritrovato i giorni di un’infanzia felice, che nel dialetto era già poesia. Ho rincontrato uomini e donne che abitavano vicoli e piccoli slarghi dove fare giuochi e legare amicizie vere. Luigi gioca con le parole in un pendolarismo virtuale tra Padìa (Acri) e Parigi, come se l’una e l’altra  fossero vicine, come le due mani. Un verso che si fa a volte amaro, per un’acuta ironia  e una palese denuncia, altre volte si fa carezza e sentimento, ritmo e musicalità. Una severa accusa ai politici che non rispettano la natura e che invece pensano soltanto ai propri interessi di ritorno. Ci sono nelle poesie di Ninnillu, comprensione e affetto, per quanti meno fortunati e per quanti vivono nel silenzio di una depressione economica; e ancor più nella repressione di quelli che costringono tanti ad essere macchine di produzione, per un mondo sempre più senz’anima. Con Ninnillu ho perso i contatti da qualche tempo. Mi teneva informato sulla sua attività poetica e mi recapitava le sue pubblicazioni. Ora sarò io a riprendere il filo del discorso. Luigi ha sempre avuto i miei libri e ha sempre apprezzato quelle poesie che raccontavano di Padìa, del Mucone , delle coste, e di quel  Calamo intombato di cui ha scritto, persino, anche su Confronto. Ninnillu ha riempito oggi il mio tempo con una folla  di ricordi, di persone, di cose e sapori che hanno scosso il mio misero sapere, fino a farmi commuovere. Ringrazio molto anche Armando Algieri, un amico, vecchio compagno di lotta, per aver così bene analizzato criticamente l’opera di Luigi. Sarebbe forse tempo di riproporre tutta la sua opera non trascurando la prosa nella trilogia Altopiano del 2007 e Storie dell’Alto Mondo e non sottovalutando l’aspetto linguistico per quel fenomeno di miscellanea esperienza tra il dialetto, la lingua italiana, il francese e l’inglese. Quest’ultima è il titolo della raccolta Ailoviu. Storia di quartieri e  di gente, di persone vive nei ricordi, di usi e costumi, di opere e i giorni, di un mondo che oggi non esiste più. Dico grazie a Ninnillu,  perché ha contribuito con la sua creatività a immortalare Padìa e quel segmento di storia  da noi vissuta,  con una fantastica e affascinante narrativa. Del resto cos’è la poesia se non follia?  La poesia è la follia dell’esistenza.

Francesco Curto

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