Guardia medica e diritti calpestati. Quasi vietato ammalarsi di notte a Là Mucone

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La pandemia ha messo definitivamente a nudo le fragilità del sistema sanitario regionale, che finora i più fortunati avevano solo intuito, mentre chi vi è dovuto ricorrere l’ha toccato con mano.

Non passa giorno che non si registri la denuncia di questo o quel disservizio, anche a dispetto di un costo decisamente esoso per le tasche dell’oberato contribuente.

Al di là delle responsabilità, che comunque vanno indagate, c’è il problema di come se ne esce, perché oggi si ha la sensazione di una fragilità di fronte alla quale vi è un dilagante e giustificato pessimismo.

In sostanza, i cosiddetti Lea (Livelli essenziali di assistenza), cioè  le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, non sono garantiti. Comunque non sempre, con buona pace di personale sanitario sempre più percepito come chi è chiamato a compiere miracoli e a farlo scavando a mani nude.

E’ un po’ quello che il sistema chiede, giusto per fare un esempio, a coloro i quali sono chiamati a espletare i turni di guardia medica sul territorio acrese. E’ un servizio che scatta al di fuori degli orari in cui il medico di base non è reperibile e se la patologia non è grave tanto da recarsi in Pronto Soccorso.

Ad Acri le postazioni, considerata la vastità del territorio, sono tre: Acri centro, San Giacomo e Là Mucone.  La guardia medica è aperta dalle ore 20:00 alle 8:00 del mattino successivo. In caso di festività, dalle 10:00 del giorno prefestivo alle 8:00 del post-festivo.

Per garantire il servizio occorrono quattro medici per ogni postazione, con relativa rotazione del personale.

Al momento la situazione su Acri è questa: ad Acri centro ve ne sono due; a San Giacomo, tre; a Là Mucone, solo uno.

Le situazioni più critiche quindi sono ad Acri centro e, soprattutto, a Là Mucone. Mentre nel primo caso i medici, immolandosi, riescono comunque a garantire la continuità del servizio (al momento è così, ma non sarà sempre così), nel di là Mucone la situazione è tale da non garantire il diritto alla salute a chi ha la sfortuna di ammalarsi di notte. Per quanto si possano annettere all’unico medico presente virtù taumaturgiche, questi non può sobbarcarsi il carico di lavoro di quattro dottori e il servizio di guardia medica può quindi funzionare solo a singhiozzo. Se continua così, il pericolo che chiuda è tutt’altro che remoto.

Va bene l’emergenza Covid, ma un territorio con migliaia di utenze e un ospedale a 15-20 chilometri, con strade ridotte malissimo, non può sperare di dover ricorrere alla guardia medica solo quando l’unico dottore presente è di turno. E Acri centro potrebbe presto trovarsi nella stessa situazione.

Piero Cirino

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