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55 è il bilancio ufficiale delle giovani vittime di un’autobomba esplosa fuori da una scuola femminile a Kabul in Afghanistan. 150 sono i feriti, alcuni molto gravi. E’ accaduto sabato 8 maggio 2021.

Come scrive la stampa nazionale (che comunque non ha dato molto spazio a questa tragedia) e quella internazionale, a causare l’esplosione è stata un’autobomba fatta detonare proprio mentre le ragazze uscivano da scuola. All’esplosione è seguito il lancio di alcuni razzi e le ragazze impaurite per la deflagrazione sono fuggite dall’edificio in preda al panico rimanendo uccise dalle esplosioni.

L’attentato è avvenuto in un’area periferica della capitale afghana, mentre molti facevano acquisti per l’avvicinarsi di una importante festa musulmana. La scuola dove è accaduto prevedeva tre turni separati per maschi e femmine, nel momento della deflagrazione era il turno delle studentesse. L’obiettivo e l’orario sono stati quindi scelti proprio per massimizzare il numero delle vittime femminili. Dalle foto dei servizi giornalistici si sono viste scene caotiche fuori dalla scuola, libri e zaini sparsi su strade sporche di sangue. Studentesse tra i 12 e i 20 anni, un terribile attacco al futuro ma molte delle ragazze rimaste ferite hanno già annunciato che torneranno a studiare.

Le donne in Afghanistan erano scomparse dalla vita sociale. Durante gli ultimi anni sono ricomparse nella sfera pubblica, sono tornate a scuola e nelle università, sono diventate membri del Parlamento e sono tornate a lavorare. Il regime talebano avevano bandito le donne dalla vita sociale, eppure fino agli anni 70, prima della dittatura culturale dei talebani, la vita pubblica era molto simile a quella dei paesi occidentali, diritti simili, per donne e uomini. Oggi in Afghanistan su 9 milioni di studenti circa 3,5 milioni sono ragazze. I talebani avevano vietato alle ragazze di frequentare la scuola e alle donne non era permesso lavorare fuori casa, coloro che trasgredivano queste regole venivano fustigate in pubblico o giustiziate. Questo terribile episodio ci ricorda come spesso nei conflitti le bambine, le ragazze, le donne siano le più esposte alle violenze. L’Afghanistan è considerato uno dei Paesi peggiori in cui essere donna.

E’ certo lontana da noi questa tragedia, esattamente 4.831 km ma ci riguarda comunque, come cittadine e cittadini del mondo. La pandemia ha reso globale e vicine le diverse aree del pianeta ma sappiamo che non tutte sono uguali. Le ragazze nei paesi più poveri e in quelli dove vigono dittature culturali o militari sono le più vulnerabili.

Le ragazze sono il futuro ovunque. Quelle che studiano lo sono ancora di più. In alcuni posti del mondo per poter studiare rischiano anche la vita. 

Assunta Viteritti

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