La forza generatrice del pensiero libero

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L’uomo ha diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.

Il principio ha natura universale, in quanto costituisce espressione diretta dell’essere uomo e vedersi riconosciuto in quanto tale, nella sua inviolabile dignità.

Nella sua essenza intima, quasi metafisica, il diritto svolge una funzione generatrice: cambia il percorso degli eventi assecondandoli ai voleri della storia.

Personaggi emblematici, nel tempo, provenienti dalla fantasia, dal mito, dai più diversi contesti storici e culturali, da ogni parte del mondo, hanno incarnato l’universalità di questo diritto ed, al contempo, ne hanno espresso la sua atemporalità assoluta e senza condizioni.

Oliver Twist, il giovane protagonista del romanzo di Charles Dickens, è espressione nutrita della parola intesa come strumento di liberazione poiché, avvertendo il senso profondo dell’ingiustizia umana che lo ha relegato a ruolo di ladruncolo, racconta, nel rapinare l’abitazione della ricca signora Maylie, le sue disavventure.

La forza interiore che gli permette di ribellarsi alla disperazione in cui è precipitato a causa dell’avversa fortuna, lo aiuta a non rimanere inerte rispetto agli abissi che minacciano la sua esistenza.

La sua paura diventa pensiero di libertà e, nel volere realizzare la libertà che avverte, trasforma il suo desiderio in parola.

Quel racconto sarà la sua salvezza.

Da dove trovare la forza della parola non è dato comprendere.

Sappiano solo che esiste e basta saperla ascoltare.

A volte procede dalla nostra intimità, altre originata da una fede, non importa quale essa sia.

Socrate ascoltava il daimonion interiore ed interrogava l’oracolo di Delfi.

Achille, per volere di Apollo, rinuncia ai diritti che gli spettano sul cadavere dell’eroe sconfitto Ettore, per restituirlo al dolore del padre Priamo.

Nell’incontro fra Achille e Priamo, che si parlano, non vi è più traccia dell’orgoglioso carnefice di un nemico e di un re padre di un valoroso ucciso in battaglia.

In quel momento c’è un dialogo autentico fra due uomini, nel quale il senso di pietà per i defunti e la lacerazione di un padre per la perdita del figlio, prevalgono su qualunque regola, vanno addirittura oltre i diritti e i doveri delle leggi dell’epoca.

Nella restituzione del corpo di Ettore al padre, si scorgono i profili di una mentalità che cambia, che rinnega lo scempio brutale del cadavere del nemico sconfitto.

Il canto XXIV dell’Iliade presenta quegli aspetti essenziali del percorso umano interiore, nel quale i sentimenti più profondi e autentici rinnegano il dominio del senso di gloria, cedendo il passo al senso di pietà.

Piuttosto che odiarsi lontani, Priamo ed Achille scelgono di conoscersi vicini, si guardano per capirsi meglio e si stupiscono nello scoprirsi diversi da come si immaginavano e, progressivamente, il loro sguardo si fa sempre più penetrante ed, al contempo, più ammirato.

La parola ha generato nuova umanità.

Cristo, parla alle masse venute ad ascoltare la sua parola per loro redenzione e per Oscar Wilde nel De Profundis, è colui che “si scelse per regno tutto il mondo dell’inespresso, il mondo senza voce del dolore, e gli prestò in eterno la propria voce.”

Libertà di pensiero, parola ed ascolto sono l’essenza dell’uomo in quanto “uomo”.

Angelo Montalto

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