Giovanissimi e vaccini

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L’Agenzia Europea del Farmaco (Ema), ha approvato la somministrazione del vaccino Pfizer-Biontech anche per i giovani da dodici anni in su. Gli Stati Uniti hanno cominciato la campagna di vaccinazione per i più giovani dalla metà di maggio. Anche la farmaceutica Moderna ha comunicato che il suo vaccino mostra un’efficacia del 100 per cento dopo la sperimentazione su più di 3.700 bambini e adolescenti tra i 12 e i 17 anni e la Pfizer ha avviato la sperimentazione del suo farmaco anche su bambini più piccoli e anche in questo caso i risultati sembrano essere incoraggianti. 

Le indicazioni che vengono dalle case farmaceutiche e dalle autorità internazionali sottolineano che le vaccinazioni per i più giovani sono sicure ed efficaci. La vaccinazione permetterebbe ai giovanissimi di tornare a vivere con gli amici senza forme di limitazioni e consentirebbe loro di tornare a scuola senza preoccupazioni dopo la distanza, le privazioni e la tristezza della lontananza dalla vita all’aperto. Molti di loro sono rimasti indietro nell’apprendimento e altri hanno sofferto di depressione o fatto esperienza di violenza domestica e solitudine. Il vaccino sarebbe la condizione per avere una vita sociale sicura e serena e una vita scolastica priva di preoccupazioni e disagi. I maggiorenni si stanno già vaccinando, i liceali e gli universitari stanno andando in grande numero agli open day vaccinali aperti in molte città italiane (anche di notte con tanto di musica e Dj), molti di loro vogliono andare in vacanza con maggiore sicurezza, molti vogliono sentirsi parte di un grande processo collettivo, essere parte della soluzione. 

Bastano queste risposte sul miglioramento delle condizioni sociali, formative e affettive per giustificare la campagna di vaccinazione di massa per i giovani minorenni? Il dibattito internazionale è aperto. Negli Stati Uniti le vaccinazioni sono partite, così pure in Israele e in altre parti del mondo. In Germania il processo per ora si è fermato, aspettano maggiori informazioni, in UK 40 esperti hanno scritto una lettera aperta chiedendo di non vaccinare i giovanissimi, perché, dicono, pochissimi i giovanissimi che si sono ammalati gravemente e ancora pochi i dati sugli effetti. In Francia le vaccinazioni per la fascia d’età 12-17 anni sono iniziate, a condizione che siano volontarie, che i genitori siano d’accordo e in presenza di uno di loro. In Spagna l’idea è di iniziare la vaccinazione dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni circa due settimane prima che cominci il nuovo anno scolastico. E in Italia? 

Dopo l’autorizzazione della Commissione Europea e dell’Aifa, anche in Italia è disponibile il vaccino Covid per i più giovani (Pfizer-BioNtech) a partire dai 12 anni. Le prenotazioni per questa fascia d’età sono aperte dal 3 giugno al momento solo in quattro regioni – Lombardia, Veneto, Campania e Calabria. Non si conoscono ancora i dati dell’avvio di questa parte di vaccinazione ma la notizia ha già generato, come accadedi questi tempi, pareri discordanti e non pochi restano dubbi. Èquestione importante, siamo in una pandemia ma come farsi responsabili dei più giovani? Negli anni 30 del 900 il vaccino contro la poliomielite, rivolto ai bambini invece che essere inoculato andava somministrato per via orale su una zolletta di zucchero. Divenne una campagna obbligatoria e la polio, malattia terribile, anche nel sud d’Italia, nel giro di alcuni decenni, fu sconfitta. Certo, il futuro non è scritto ma il vaccino ci sta mettendo in una prospettiva di futuro possibile. 

Come bianchi e occidentali possiamo permetterci di discutere suchi e con cosa vaccinare. Moltissimi le bambine e ragazzi di tante parti del mondo che non riceveranno nessun vaccino, che non riceveranno farmaci e altri beni primari e che non torneranno a scuola.

Assunta Viteritti

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