L’ombra della sera

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Cara Aurora, come posso dimenticare i tuoi piccoli gesti nel tentativo di alleviare il mio dolore per la perdita del mio adorato papà?

Tu ricordavi tutto di me, del liceo frequentato insieme, eri nella sezione parallela alla mia; dell’Università e della Biblioteca “Fagiani” della quale saresti divenuta premurosa vestale.

Ti piaceva una mia gonna dei tempi del liceo che indossavo con le ballerine, io non ne avevo più memoria, sei stata tu a rievocare i particolari e i dettagli.

Al tempo in cui ci siamo ritrovate, non avevo idea del tuo percorso di terapia. Ero sorpresa dalla tua volontà di ricordare il mio papà in un tuo racconto. Mi hai scritto di averlo sognato sorridente e vestito di blu, si avvicinava il nostro primo Natale senza di lui…

Il tuo garbo, la tua delicatezza avevano addolcito il mio essere sulla difensiva. Mi ero trincerata nel dolore tanto da apparire cinica.

Non ho colto nelle tue parole quel riferimento al dolore comune, proiettato come ombra impersonale. Tu eri luce, sorrisi, parole, danza dell’anima.

Perché non ci siamo dette tutto questo prima? Non ne abbiamo avuto il tempo, non abbiamo cercato l’occasione.

Le persone come te sono diafane e segrete, discrete nel muovere le corde del cuore
Il tuo racconto sul rito della tua famiglia di preparare il pane fatto in casa mi aveva stordito per la disarmante bellezza. La tua Comune di festose cinciallegre, tutte donne, guidate dalla tua “talebana” nonna Cristina, mi aveva fatto sentire i morsi della nostalgia della vita in famiglia: tre sorelle, mia madre, mia nonna, la bisnonna e la prozia, tutte insieme, tutte allegre.

Nel velato angolo del tuo sguardo, posato con misurata malinconia sulle cose fugaci del mondo, hai fatto un fermo immagine e ci hai lasciato la rugiada dei tuoi fiori.
I tuoi grandi occhi scuri si sono fatti lago per l’anima di ciascuno; la risata argentina, gli orecchini vistosi e i mille colori mondo li hai indossati con sublime eleganza.

Non ho parole più nuove.
Oggi le cicale di un torrido agosto sono state prodighe di un pianto australe, la rana è rimasta nell’ombra e tu sei e sarai Epifania di fuoco.

Adele Zanfini

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