Sconfinare la scuola

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“Anno 2030. Un sogno a occhi aperti, che coinvolge sessanta milioni di italiani e che si chiama scuola. Quella che vorremmo, da sognare tutti assieme, da realizzare tutti assieme. Eccolo: i ragazzi e le ragazze non usano i banchi, con o senza rotelle, ma vivono la relazione tra loro e con gli insegnanti come componenti fondamentali della loro crescita; studiano, certamente, ma accompagnano lo studio con l’apprendimento attivo, learning by doing; vanno e vengono da quel grande edificio, dove a volte si ritrovano tutti assieme, perché in realtà tutta la città è diventata un luogo di educazione continua, a partire dal contatto diretto con esperti, scienziati, imprenditori, professionisti. Ancora: il voto non è più l’unico elemento di giudizio; il digitale è una componente essenziale e funzionale all’apprendimento, gratuito e accessibile a tutti; l’edificio scolastico è abitato tutto il giorno, e anche la sera, diventa perno della vita sociale del quartiere, spazio aggregativo, incontro di diverse generazioni e specchio della complessità non solo dell’apprendimento ma della vita di relazione, della crescita, del movimento continuo alla scoperta di sé e degli altri.”

È questo l’incipit di un libro ad accesso libero appena uscito dal titolo Scuola Sconfinata. Proposta per una rivoluzione educativa edito dalla Fondazione G. Feltrinelli, Milano 2021 (a questo link si può scaricare gratuitamente https://fondazionefeltrinelli.it/schede/scuola-sconfinata-per-una-rivoluzione-educativa/). Si tratta di una proposta culturale realizzata da un gruppo eterogeneo di esperti dei mondi educativi e formativi, una proposta provocatoria che indaga le possibilità di sviluppo delle visioni della scuola per i prossimi anni.

Il volume porta avanti una ipotesi importante: si impara ovunque, si impara da tutti e si impara per tutta la vita. La scuola è stata da sempre la depositaria del solo sapere formale, quel sapere che si apprende in un contesto organizzato e strutturato come l’aula scolastica. Però si apprende anche in modo informale nella vitaquotidiana, come la famiglia, nella rete di amici, nel cortile, tramite internet, nella partecipazione a associazioni culturali, nel fare teatro, nel fare musica, in tutte le attività della vita ordinaria ma senza una piena consapevolezza. La scuola e l’università sono centri fondamentali della costruzione e condivisione del sapere, del sapere formale, codificato, astratto ma non possiamo negare le altre forme di sapere che si fanno strada dentro e fuori i contesti istituzionali (anche grazie al mondo che sconfina nel digitale e che tanto spazio prende nelle vite delle nuove generazioni). Dovremmo allora provare a sconfinare la scuola nel territorio e il territorio nella scuola. Questo intreccio se messo in azione con progettualità di lungo respiro diventerà sempre più vitale, per gli studenti, per gli insegnanti, per le realtà associative dei territori, per l’intreccio tra le generazioni.

È una strada che molte scuole hanno già avviato intensificando i rapporti con le risorse del territorio ma il più resta ancora da fare, soprattutto nelle scuole del sud dove spesso le istituzioni educative sono uno spazio di vita sociale privilegiato. Scuola e territori dovranno interagire molto di più.

La pandemia ci ha insegnato che la scuola si può fare ovunque, che si apprende a distanza, che la tecnologia può essere un alleato. Durante la distanza educativa della pandemia molti insegnanti hanno dovuto sperimentare modi altri per insegnare, lo hanno fatto gli insegnanti di fisica, quelli di matematica o di elettronica, si sono dovuti ingegnare per fare esperimenti e esercizi a distanza e qualche volta le abitazioni sono diventati laboratori, le cucine e i bagni fucine di conoscenza di chimica, le camere da letto biblioteche di greco e latino.

Come possiamo fare per continuare a portare la scuola fuori dalle mura scolastiche? Come possiamo fare per trasformare la scuola in un luogo di apprendimento informale e continuo (e non solo per i più giovani). La scuola dovrà “sconfinare” per diventare uno spazio civico aperto in cui possono prendere vita competenze anche all’esterno della scuola e all’interno delle varie comunità.

Nell’ottica della “Scuola sconfinata” tutte le risorse del territorio, a partire dalla scuola, possono alimentarsi in modo reciproco. Molti i metodi e le possibilità che vengono presentati in questo volume che merita di essere letto e discusso in tutte le scuole. La sfida dello “sconfinamento” è iniziata, chi saprà raccoglierla?

Assunta Viteritti

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