Informazione, indipendenza, autorevolezza

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Abbiamo scelto queste tre parole per esprimere ciò che dovrebbe essere alla base di una sana informazione.

Il condizionale è d’obbligo in quanto, a livello nazionale, stiamo assistendo a una poco gradevole omologazione della maggior parte della stampa verso il potere. Questo fenomeno è ancor più marcato dopo l’avvento del cosiddetto “governo dei migliori”, da buona parte delle testate anticipato e auspicato ben prima che si verificasse. E’ incredibile come tutto ciò che fino a otto mesi fa era deprecabile, oggi viene osannato e presentato come salutare. Molte misure dell’attuale governo sono una prosecuzione del lavoro di chi lo ha preceduto. Fino a febbraio 2021 le più grosse testate criticavano quelle misure, oggi vengono osannate.

Il problema di un’informazione libera è atavico e non si ha certo la pretesa di risolverlo in questa sede. Alcuni concetti di fondo, però, ci sembra necessario ribadirli per sottolineare come, al di là della posizioni, il problema di un’informazione non condizionata dal potere sia essenziale per una democrazia compiuta. E qui nulla c’entrano i differenti punti di vista, che possono ovviamente portare a differenti visioni del mondo e delle cose. Ciò a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi è una mercificazione dell’informazione, che diviene materia talmente plastica da far divenire gli eventi funzionali alle persone e a determinati interessi. Quando si considerano gli stessi eventi in maniera differente a seconda di chi li determina, il rischio di sconfinare nella disonestà intellettuale è concreto. Da qualche
parte, negli ultimi giorni, abbiamo letto una frase attribuita a Mussolini, che, a Salò, si lasciò scappare una frase secondo cui “… in un Paese di servi doveva per forza esserci un padrone”.

Ci chiediamo cosa penserebbero del giornalismo odierno grandi penne e illustri menti con Flaiano, Pasolini, Montanelli, solo per citarne alcuni. I personaggi che abbiamo citato, di estrazione totalmente diversa l’uno dall’altro, si caratterizzavano per la schiena dritta, il coraggio di prendere posizioni anche scomode e, non infrequentemente, essersi frapposti al potere dominante, pagandone conseguenze sia sul piano professionale che personale. Se ci sforzassimo oggi di trovare qualcuno che vagamente assomigli a queste figure, faremmo molta difficoltà, se si eccettua forse Marco Travaglio e pochi altri. Questa terribile omologazione appare ancora più grave se la rapportiamo ai diversi tempi: oggi chi si genuflette in nome di certi interessi non lo fa per evitare il carcere o la emarginazione ma solo per rispondere a certi input da parte del potere.

Per avere dei riscontri oggettivi al nostro ragionamento, si provi a vedere come vengono gestite le notizie che riguardano la scuola. Oggi, alla riapertura, ci troviamo, sul piano organizzativo in una situazione estremamente critica, nonostante le mutate e migliori condizioni rispetto allo scorso anno (vaccinazioni, netta riduzione dell’incidenza di casi gravi, etc.).

Nonostante questo, le criticità non vengono messe in risalto, mentre lo scorso anno si dava addosso a un ministro che, con determinazione e qualche manchevolezza, aveva cercato di far sì che le scuole riprendessero in presenza, nonostante
tutto. Quello di ieri era un incapace, quello di oggi un eroe.

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi nei vari settori ma rischieremmo di apparire stucchevoli. Il nostro presente intento era mettere in evidenza il pericolo di una stampa pressoché totalmente condizionata e condizionabile. Il fenomeno potrebbe aggravarsi in quelle realtà, come le nostre, in cui la precarietà è di casa e l’esigenza di salvaguardia della pagnotta potrebbe diventare preminente.

Massimo Conocchia

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2 risposte

  1. vincenzo rizzuto ha detto:

    Caro Massimo, la presenza del padrone è sempre legata a quella del servo che, come recita la dialettica hegeliana, non è esente da corresponsabilità; le due figure sono inevitabilmente strumentali fra loro! Forse non è del tutto facile digerire l’assunto, ma è così.

  2. Massimo Conocchia ha detto:

    Egregio Professore, la sua analisi è precisa e impetuosa. Resta, però, l’amarezza di un Paese che sta scivolando verso una progressiva genuflessione verso chiunque abbia un minimo di potere. E questo è davvero desolante. Un caro saluto.

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