Rinascenza

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Rinascenza

Occorrono parole nuove e silenzi partecipi per porsi in ascolto della generazione Z che oggi sfila davanti ai nostri occhi.

I silenzi di noi adulti ci hanno reso complici di violenze e colpevoli di indifferenza nell’assistere inermi al saccheggio della scuola come palestra educativa, trasformata dal duo Gelmini-Renzi in azienda, con spinta
pressurizzata verso il lavoro sottopagato e precario, mascherato fin tra i banchi di scuola da apprendistato.

Eppure, solo la nostra generazione di scalcinati e imbelli cinquantenni , cresciuti nei favolosi anni ’80, ci separa dai formidabili ragazzi del ’68 capaci di sovvertire l’ordine costituito.

Cosa è successo? Siamo stati cullati dai format delle reti Mediaset; rassicurati da una stampa compiacente; illusi da Partiti non più distinguibili fra loro; ammorbati dalle false lusinghe di uno stato del benessere che nella realtà non esiste o è un privilegio di pochi.

Abbiamo bisogno di essere destati da questo sonno della coscienza. I nostri figli lo stanno facendo, con garbo e consapevoli delle potenzialità comunicative che hanno a disposizione.

Lo fa Greta a tutela dell’ambiente, chiamando in assise i potenti della terra.
Lo fanno Mamoud e Blanco con la loro musica, pedalando le invisibili biciclette che ci ricordano quelle di E.T. che vola verso un mondo ancora oggi extraterrestre chiamato Casa.
Lo fa ogni singolo ragazzo che ha manifestato in questi giorni a mani vuote ma a gran voce contro i Percorsi di Alternanza scuola lavoro, divenuti purtroppo fatali, ricevendo in cambio manganellate.
Lo fa ogni ragazzo che indossa la gonna in un Liceo romano a sostegno della ragazza additata imprudentemente per il suo abbigliamento.
Lo fa chi sfoggia con disinvoltura lo smalto al di là del genere per ricordare a ciascuno di noi che gli schemi e le etichette sono rigide solo nella mente e che ognuno è unico e raro nel suo essere persona.
lo fa “Giulia” da Castrolibero che denuncia le molestie e esige una scuola attenta ai bisogni educativi di ciascuno e non una scuola “azienda”, più interessata alla forma che alla sostanza.
Lo fa il più giovane e ribelle di tutti, Papa Francesco, invitando i genitori a non giudicare ma, piuttosto, ad ascoltare i propri figli.

La cattedra e il futuro appartengono a questi nostri ragazzi, saranno loro a dover farsi carico e prendersi cura di noi. Sono già loro il nostro essenziale presente e il nostro imperativo futuro.

La nostra ingorda e insostenibile generazione non è eterna, per fortuna!
E questa primavera di rinascenza ci deve far ben sperare.

Per questo motivo ho salutato con entusiasmo la partecipazione alla protesta cosentina dei miei giovani alunni.

Domani torneranno in classe più consapevoli. Io non potrò più farmi sorprendere impreparata da questa travolgente epoca fluida.

Adelinda Zanfini

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