Il tema della libertà nell’attuale contesto

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La situazione internazionale che stiamo vivendo, con una nazione che decide unilateralmente di aggredire, invadere e bombardare uno Stato sovrano, fa tornare in primo piano il tema della libertà, intesa sia come bene e diritto fondamentale dell’individuo, che  come bene comune dei popoli.

Per quanto attiene alle libertà individuali, sul piano nettamente formale e giuridico, nessuno Stato che si professi democratico e civile può dirsi contrario a un principio fondamentale dell’uomo, sancito, tra l’altro, dall’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. Sul piano, invece, sostanziale e “de facto”, le libertà individuali, persino in Paesi come il nostro, vengono progressivamente erose. Se sul piano teorico ciascuno di noi è libero, sul piano sostanziale, le nostre libertà sono seriamente limitate, oltre che da una serie di leggi e divieti, che debbono necessariamente esistere per stabilire un confine tra le nostre libertà e quelle degli altri, da una serie di steccati, economici, geografici, geopolitici, ambientali, sociali, che rendono le nostre libertà sostanzialmente aleatorie. Alle nostre latitudini, poi, le libertà individuali si scontrano quotidianamente con una serie di necessità primarie, raramente garantite e tutelate, che ci rendono “de facto” non liberi. Proviamo a pensare a ciò che succede nelle competizioni elettorali e a quanti siano realmente liberi di esprimere le loro scelte non condizionate dalla paura di perdere il lavoro o altri diritti. Tutti questi steccati ci rendono, effettivamente, non liberi e, comunque, dipendenti, da una serie di fattori estrinseci che ci limitano e ci condizionano.

Sul piano, invece, delle libertà collettive, a livello internazionale abbiamo toccato con mano quanto il diritto di un popolo ad autodeterminarsi sia sostanzialmente inesistente quando questo si scontra con interessi di un altro e più potente Stato limitrofo. La minaccia di una guerra mondiale, con armi nucleari, limita le possibilità di altri Stati di intervenire in soccorso, a meno di decretare una carneficina su scala globale, che pensavamo mai più dovesse toccarci neanche come minaccia.

In sintesi, una serie di fattori ci limita come individui, nati liberi ma costretti da una serie di vincoli a vivere in una condizione di libertà condizionata e sostanzialmente, nella migliore delle ipotesi, erosa e solo formale. In tempi più recenti, poi, assistiamo anche in Italia a una deriva liberticida, resa ancora più pericolosa dal fatto di essere larvata, giustificata da una serie di pretesti, la crisi economica, la minaccia alla sicurezza, la presenza dello “straniero”. In sintesi una serie di scuse atte a limitare le libertà del singolo e rafforzare gli strumenti repressivi. Un giustizialismo evocato da talune forze politiche solo verso i poveracci mentre per i potenti si invocano strumenti di tutela, di privilegio e di immunità. Le indagini e le richieste di rinvio a giudizio vanno bene per gli altri e per i comuni mortali, quando toccano alcuni politici, la risposta è un attacco violento, personale e fuori luogo verso quei magistrati che hanno osato indagare. Il tutto con la solidarietà e il sostegno della maggior parte delle altre forze politiche, pronte a fare quadrato per sancire il “diritto” all’intoccabilità dei politici da parte della magistratura (vedi la recente vicenda che ha visto coinvolto il leader di Italia viva). Un sistema, in estrema sintesi, pronto a tutelare privilegi e forme di diseguaglianza in barba al principio di uguaglianza di tutti di fronte alla Legge. Il potere, oggi, ricorrendo a una serie di pretesti, la crisi economica, la necessità di scelte rapide, l’obbligatorietà di restare all’interno di alcuni parametri, si corrobora con una serie di strumenti atti a soffocare il dibattito, sacrificandolo sull’altare di un decisionismo che, in definitiva, spegne ogni voce dissonante. Negli ultimi dieci anni, in Italia, il crescente ricorso a governi tecnici ha permesso un’ulteriore stretta alle libertà individuali e collettive, che sotto  la paura del default ci costringe ad ingoiare bocconi amari, propinandoli come medicine necessarie al nostro benessere presente futuro.

Massimo Conocchia

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