Consiglio comunale, le modifiche al regolamento non sono bastate a ridurre tempi e noia

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In questa legislatura sono state apportate delle modifiche al regolamento del consiglio comunale tese a snellirne i lavori, con una significativa riduzione dei tempi degli interventi: quindici minuti. Che diventano trenta in occasione delle discussioni su temi di bilancio.

Nonostante questo, tempi alla mano, le sedute durano quanto quelle precedenti alla rivisitazione del regolamento. Com’è possibile?

Intanto è fuor di dubbio che vi sia una responsabilità oggettiva del presidente dell’assemblea. E in questo sia Mario Fusaro che Angelo Gencarelli sono stati di manica larga, per usare un eufemismo.

Non c’è stato consiglio comunale in cui il sindaco Pino Capalbo, che tra le sue doti non ha certamente quello della sintesi, non abbia abbondantemente sforato, con buona pace di un’opposizione che ha sovente e giustamente protestato.

Oltre a una questione quantitativa, c’è tuttavia anche un problema di merito. E’ invalsa, ad esempio, l’abitudine, in occasione delle discussioni che accompagnano l’approvazione dei documenti di programmazione finanziaria dell’ente, di parlare di questioni che con quei bilanci non hanno nulla a che spartire.

E questo determina inevitabilmente il pretesto per parlare di tutto e del suo contrario. Anche sul bilancio vi sono dei limiti tematici che occorrerebbe rispettare.

Basta leggere le trascrizioni o riascoltare le registrazioni per rendersi conto che vi sono stati consiglieri comunali che hanno ripetuto per filo e per segno gli stessi concetti, talora con le stesse parole, per anni. Con buona pace di chi cerca di seguire le riunioni dell’assemblea nel tentativo di farsi un’idea, finendo per ritirarsi annoiato e con il proposito di non sprecare altro tempo.

Altro punto è la dilatazione di tempi e pazienza per le questioni che dovrebbero essere definite nelle relative commissioni consiliari, come i regolamenti.

Spesso, soprattutto le opposizioni, hanno concluso le commissioni dicendo: “ci determineremo in consiglio”.

Se è così, è giusto toglierle, perché non servono. Se un regolamento arriva in consiglio, significa che è già stato discusso negli organismi ausiliari, o che ali dovrebbero essere. Che senso ha leggere e soffermarsi su tutti gli articoli? Il cittadino interessato, se vuole, se lo scarica dal sito istituzionale.

Insomma, lodevole l’intento di razionalizzare tempi ed energie del consiglio comunale, assai meno la volontà di aggirarlo. Il crescente disinteresse dei cittadini per quanto avviene nelle assise, dipende anche da questo.

L’auspicio è che nella prossima legislatura venga eletto un presidente che abbia l’autonomia necessaria per smarcarsi da chi lo ha eletto e faccia rispettare il regolamento senza guardare in faccia a nessuno. Utopia? Spero proprio di no.

Piero Cirino

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