Una storia vecchia, ma tanto attuale

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Ai giorni nostri tante donne sposano uomini molto più giovani di loro. Si pensa subito alla circuizione, ecc. ecc.

Voglio ricordare che nei tempi antichi, quando questo avveniva, si diceva che tutto era frutto di maneggi magici messi in atto, subdolamente, dal giovane marito. Ognuno si chiedeva e considerava: – … Altrimenti come avrebbe fatto a unirsi in matrimonio con una donna più avanti negli anni e che, magari, prima non aveva mai pensato a fare questo passo? -.

Chi ha letto o studiato gli autori antichi sa che quanto suddetto viene da anni molto lontani.

A chi non ha avuto la possibilità o la fortuna di studiare i classici vogliamo raccontare una storia che, sotto questo aspetto, appare modernissima.

È vissuto un celebre autore: Apuleio, filosofo platonico, che ebbe i natali in Africa. Egli è noto per avere scritto il libro recante il titolo l’Asino d’oro. Visse nel secondo secolo dopo Cristo.

Va detto che gli si attribuiscono molti prodigi, forse a causa dei sui racconti contenuti nell’opera citata.

Viaggiò molto e, dovunque, cercò di farsi iniziare ai misteri delle varie religioni. Le spese affrontate per quei viaggi lo condussero alla rovina finanziaria. Apuleio, però, era un bell’uomo, istruito, dotato di piacevole spirito e, per queste sue doti, se ne innamorò una ricca vedova cartaginese di nome Pudentilla e la sposò.

C’è da chiedersi se Apuleio l’amasse realmente o se avesse, di fatto, avuto presente le ricchezze suddette. Il dubbio era allora, come oggi, legittimo. Egli era giovane, come detto e Pudentilla aveva sessant’anni, età molto avanzata per quei tempi.

La sproporzione d’età e la povertà suddette subito fecero sorgere sospetti che tutto fosse avvenuto per la magia e, quindi, per filtri magici, che Apuleio, per le sue conoscenze, sarebbe stato capace di mettere in atto e di adoperare, per riuscire nell’intento. Si diceva che quei filtri li avesse composti con pesci, particolarmente con ostriche e gambe di granchi.

I parenti della vedova, che erano interessatissimi, per via della pingue eredità, che vedevano svanire, l’accusarono di sortilegio. È storia vecchia, ma ricorda altre dei nostri tempi.

La faccenda finì davanti ai giudici. In tribunale si fece rilevare che Pudentilla era vedova da ben quindici anni e, prima che si fossero veduti con Apuleio, non aveva mai pensato di risposarsi. I giudici gli chiesero, perciò, cosa avesse da rispondere a sua discolpa.

“Chi vi ha detto – rispose Apuleio – che non vi aveva pensato? L’idea del matrimonio è fissa nella mente di ogni donna e la lunga vedovanza, nella quale ha vissuto, deve stupirvi proprio quanto il matrimonio, che ella ora ha contratto. Si dice che io abbia composto filtri e si dà come prova del mio sortilegio che ho incaricato dei pescatori di portarmi del pesce e dei gamberi. Ma, chi dovevo incaricarne, un avvocato, un fabbro, un cacciatore? Sono giovane, ho mostrato delle premure e un giovane non ha bisogno d’altri filtri per farsi amare da una donna avanti negli anni. Va detto, ancora, che Pudentilla ha detto, lei stessa, alle sue vicine che io ero un mago: ma se avesse detto che io ero un console, lo sarei per questo?”.

Anche se a quei tempi si credesse molto nella magia le ragioni che addusse e il calore col quale perorò la sua causa convinsero i giudici e Apuleio ebbe piena vittoria.

Malgrado tutto Apuleio fu ritenuto dai contemporanei un mago. Dicevano che la moglie era obbligata a fargli lume, mentre lavorava; altri che a farlo era un suo demonio familiare. E… giù di questo passo.

Qualcuno dirà: – Storie d’altri tempi! -. Siete sicuri che sia così?

Fate voi!

Giuseppe Abbruzzo

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