Si denunciava nel 1862

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In una pubblicazione, priva di note tipografiche e di nome dell’autore, sulle condizioni “del Reame delle Due Sicilie”, edito nel 1862 si legge:

“A Catanzaro (Calabria) le Chiese sono ridotte in altrettante prigioni riempite de’ sospetti di connivenza con i briganti, da’ quali si cerca strappare qualche rivelazione, intimando loro di confessarsi al sacerdote, ed apparecchiarsi ad esser fucilati. Così si fanno vivere in angosce per una notte: non ha guari un farmacista di Acri e rimasto vittima di questo trattamento”.

Chi era il farmacista di Acri? La cosa certa è che doveva essere filoborbonico o ritenuto tale.

Si legge, inoltre, quanto riportava Il Calabrese, giornale di Cosenza, del 23 ottobre 1862: «ne’ giorni scorsi abbiamo veduto condurre in queste carceri centrali moltissime famiglie, e corrispondenti di briganti: buon per essi, che Fumel non li abbia tutti fucilati!»”.

Si temevano le insurrezioni: “Il governo è in grave apprensione per complotti reazionarii ne’ così detti casali di Cosenza (Calabria) sopratutto nei popolosi comuni di Celico, e Spezzano grande, dove i sintomi si manifestano nelle occasioni con radunanze armate”. 

Quale fosse lo stato in cui si viveva si apprende da un intervento dell’on. Nicotera in Parlamento: “che con lo stato di assedio, Reggio di Calabria fu minacciata di bombardamento, e vide postati i cannoni contro la città. – Catanzaro, Cosenza e tutte le altre provincie meridionali messe in istato di assedio”.

Infine, per quanto riguarda le nostre zone, i giornali napoletani scrivevano:

“crescono i rigori di perquisizioni domiciliari, arresti, senza riguardi a luoghi, e persone, sopratutto nelle Calabria: lo sfogo delle private vendette è giunto agli eccessi: le carceri tutte, anche le mandamentali, rigurgitano di arrestati d’ambo i sessi, che pe’ stenti, e per l’aria miasmatica ne muoiono. Sino i moribondi sono stati portati in prigione, e pria di giungervi sono spirati su le strade: non si è avuto pietà degli agonizzanti nel perquirere (sic) le case. In Cosenza gli uomini più rispettabili sono stati menati in carcere e trascinati da un paese all’altro; e tra questi i religiosi dei Minori Osservanti; non vi è più sicurezza o guarentigia di legge: non basta esser onesto, ed aver la coscienza pura per salvarsi dalle false denunzie”.

Questo scrivevano i giornali dell’epoca, ma la storia ufficiale tace, perché la repressione savoiarda si rivelò di gran lunga peggiore di quella borbonica.

Giuseppe Abbruzzo

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