Don Fedele Marchianò di San Demetrio Corone, confessore della mamma di Napoleone (Ricerca del prof. Francesco Perri)

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Una straordinaria ricerca del prof. Francesco Perri di Vaccarizzo Albanese riporta alla luce una importante targa commemorativa.

Si tratta – ci fa sapere il prof. Perri – “di una lapide di don Fedele Marchianò (1789 -1845), originario di San Demetrio Corone, confessore della madre di Napoleone Bonaparte, che suo nipote Gabriele Marchianò appostò nel luogo della sepoltura presso la Chiesa S. Maria Maggiore di Acri, per ricordare suo zio, parroco della suddetta chiesa, deceduto il 7 febbraio 1845”.

Nei giorni scorsi, il prof. Perri sulla sua pagina facebook annuncia una imminente specifica pubblicazione e aggiunge che “la lapide in oggetto, per lavori di ristrutturazione della Chiesa, era stata rimossa più di 70 anni fa per lavori di ristrutturazione della Chiesa e accantonata, insieme ad altre lapidi e materiale vario, presso un magazzino della stessa chiesa”.

Della lapide mortuaria, comunque, ne parlò già il prof. Giuseppe Abbruzzo in un articolo pubblicato il 30 maggio 2022 su “acri news.it”.

“Fedele Marchianò, scrive il prof. Perri nel riferimento social, nacque a S. Demetrio il 29 agosto 1789, figlio di Giuseppe Marchianò e di Isabella (Bellina) Dramis.

Appena adolescente fu accolto nel Collegio Italo-Greco di S. Demetrio. In quell’epoca il Collegio preparava i Sacerdoti di Rito Greco.

Il Mazziotti, lo storico del Collegio di S. Demetrio, lo ricordò tra gli alunni illustri del Collegio”.

“Nel 1812, aggiunge, il giovane Marchianò, terminati gli studi e ottenuta la dispensa pontificia, per la sua giovane età, venne ordinato Sacerdote e si trasferì a Spezzano Albanese dove si dedicò alla educazione della gioventù.

Di sentimenti liberali, il Marchianò, aderì alle idee nuove che erano venute dalla Francia, parteggiò apertamente e con entusiasmo per i Francesi, aderì al gruppo politico rivoluzionario, antimonarchico, anticlericale, dei Giacobini.

Dopo sei mesi di dura prigionia nelle carceri di Cosenza, si dispose per Marchianò, l’esilio perpetuo dal Regno, su ordini della Corte di Napoli, poiché faceva paura al Governo.

Nel 1816 Fedele Marchianò si diresse a Roma dove perfezionò i suoi studi e arricchì le sue cognizioni frequentando insigni letterati e importanti case di notabili.

Frequentò Palazzo Rinuccini, dimora di Madame Mère. Qui conobbe Letizia Ramolino e ne diventò il suo confessore. Quando Napoleone fu mandato in esilio all’Isola di Sant’Elena, la mamma Letizia lo seguì e il sacerdote Fedele Marchianò insieme all’abate Vignali, si offrirono di recarsi nell’isola per poter prestare i conforti religiosi a lui e alla madre, ma non fu cosa facile, poiché con rammarico non poté adempiere per ostacoli di ogni genere.

Nel 1820 Marchianò lasciò l’esilio e rientrò nel Regno di Napoli, nella sua S. Demetrio, a vita privata. Qui aprì una Scuola di Filosofia, ma per poco tempo, perché il Vescovo di Bisignano Mons. Mazzei, avendo deciso, dopo 16 anni, di riaprire il seminario di Bisignano, lo nominò Rettore”.

Dovette però abbandonare il Rito Greco ed abbracciare il Rito Latino e venne nominato parroco di S. Stefano in Bisignano.

Il prof. Perri a conclusione del suo lavoro di ricerca scrive che “nel 1831 per intercessione del Vescovo, Marchianò ritornò in Calabria per dirigere il seminario di Bisignano. Ma per le sue condizioni di salute, non poté, però, assumere l’incarico di rettore. Preferì concorrere per una parrocchia di Acri. Risultò vincitore e divenne Parroco della Chiesa di S. Maria Maggiore in Acri, dove visse gli ultimi anni della sua vita quasi sempre malato.

Morì in Acri il 7 febbraio 1845, all’età di 56 anni, amato e stimato da tutta la popolazione.

Diverse le sue produzioni scientifiche e letterarie, tra cui inedita una Storia della Filosofia, un trattato di Diritto Naturale, e moltissime orazioni sacre e varie necrologie”.

Gennaro De Cicco

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