Lavoro e libertà: due diritti in bilico

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La libertà individuale è strettamente relata all’autosufficienza economica. Non si è liberi se si dipende da qualcuno per la sussistenza. La questione occupazionale rimane, oggi più che mai, strettamente connessa alla piena libertà individuale e questo vale ancora di più in realtà come quelle meridionali, nelle quali il lavoro difetta e molti sono costretti a chiedere come concessione o favore l’agognato posto. Il progressivo spopolamento, specie nelle fasce dai 20 ai 40 anni è un fenomeno dilagante e finisce per impoverire ancora di più realtà che vengono così private delle loro energie migliori.

Nei giorni scorsi ha fatto scalpore la notizia di un imprenditore che ha minacciato di non rinnovare il contratto a quei dipendenti che avessero votato si al  referendum dell’8 e 9 giugno. La minaccia via social a firma di un industriale di Fabriano, rende ragione del clima e di come governo e imprenditori siano dalla stessa parte nel tentativo di affossare diritti e tutele.

Tenere la gente in uno stato di bisogno o necessità è il modo migliore per disporne, minando non solo la libertà individuale ma persino la dignità.

Quando pensiamo alla libertà, immaginiamo di potere scegliere: dove vivere, che sogni inseguire, come costruire la nostra vita. C’è un aspetto che spesso dimentichiamo: senza lavoro, con un lavoro instabile e sottopagato,  la libertà rischia di essere solo un’illusione. Un esempio? Chi ha contratti saltuari o nella cosiddetta “gig economy” – rider, collaboratori freelance, lavoratori a chiamata – ha una flessibilità solo teorica, nella realtà vive nell’incertezza quotidiana, senza garanzie per il futuro e questa incertezza diventa la leva usata da chi intende disporre della vita e della libertà delle persone, facendo perno sullo stato di bisogno e di incertezza.

Senza sicurezza non c’è scelta. Perché un lavoro che nega la libertà, non è vero lavoro, una libertà che ignora il bisogno di lavoro, non è vera libertà. Lavoro e libertà dovrebbero essere sinonimi, in quanto il primo dovrebbe essere lo strumento per affrancarsi dal bisogno permettendo alla seconda di estricarsi. Nella realtà, lavoro e libertà diventano antitetici perché il lavoro precario, sottopagato o alienante smette di essere uno strumento di libertà e si trasforma in un vicolo soffocante.

Massimo Conocchia

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