Oriana Fallaci
29/06/1929, oggi diverse testate giornalistiche hanno ricordato questo data come il giorno della nascita di Oriana Fallaci. Di conseguenza, sono stati scritti doversi articoli sotto forma di resoconto della sua grandezza come giornalista e donna, sono state riportate informazioni sulla sua carriera, sul carattere, sulla sua vita privata e sul suo modo di scrivere: pungente, brillante, esaustivo.
È incominciato una sorta di copia ed incolla su ogni realtà editoriale, dalla più grande alla più piccola, per ricordare una giornalista che ha fatto la storia. Eppure, mi sento in dovere di dire che tutti questi contenuti non sono altro che una sterile osservazione da persone esterne e distaccate, un elenco di avvenimenti che seppur grandiosi, non permettono di far rivivere nel modo corretto la Fallaci.
Citata, ammirata, utilizzata per servizi di ogni tipo sulle varie realtà del panorama nazionale ed internazionale ma, tuttavia, non valorizzata, anzi, i suoi messaggi riportati da tutti i giornalisti sono spesso richiamati all’attenzione da un mondo che le si oppone: ipocrita.
I suoi messaggi: Verità, femminismo, odio nei confronti della morte, coraggio e consapevolezza di rendersi ostili pur di percorrere la strada giusta, nel panorama giornalistico attuale, dove sono?
La verità e gli ideali sono soggiogati al potere, la morte è diventata il principale veicolo per tenere a bada la gente grazie al senso di paura che instilla negli animi umani, l’ombra della guerra viene proiettata continuamente sul mondo. La morte viene addirittura osannata nei casi di suicidio mentre la deontologia giornalistica espressamente suggerisce di mantenere il riserbo e non diffondere tali notizie per non incorrere in processi di emulazione.
A riguardo dei femminicidi, poi, si fa tanto rumore, giorni e settimane di sterile ricostruzione dei fatti che non fermano i casi, anzi, li aumentano.
Non basta diffondere notizie ma bisogna attivare un processo di educazione al rispetto della donna e questo dovrebbe partire proprio dai media che, anzi, presentano la donna come un oggetto, tutta forme e niente cervello.
Poi, quanti dei signori giornalisti sarebbero disposti a perdere il proprio posto di lavoro in difesa della verità? Tanto, qualsiasi atto di ribellione sarebbe considerato inutile, non è conveniente risultare controcorrente, si rischierebbe di essere etichettati come persone cattive. Diceva Oriana a tal proposito: “quando uno si fa la fama di essere cattivo anche se scrivesse che il cielo è azzurro tutti esordirebbero con: Che persona cattiva”. Essere invisi alla moltitudine nel mondo delle apparenze non può accadere, ci vorrebbe troppo coraggio.
Quindi, oggi i giornalisti ricordano chi ha avuto tutto quello che a loro manca: valori, professionalità, libertà, coraggio.
Una personalità ed una mente quelle della Fallaci che non hanno avuto bisogno di ricorrere a chirurgia estetica e vestiti attillati per ottenere attenzione e riconoscimenti.
Oriana odiava la morte, il cancro l’ha portata via, eppure, non poteva sapere che avrebbe continuato a sopravvivere alla morte, con una intensità ed una luce profetica che attraversa gli anni e la rende sempre attuale e brillante.
La maggioranza di quello che è venuto dopo di lei, non è che un misero barlume, luci effimere o artificiali che non raggiungeranno mai il suo bagliore.
Gaia Bafaro