L’uomo in giallo

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Il giallo è un colore che ci ha sempre attirato.  Non connota solo un fortunato genere letterario ma richiama il sole, quindi la vita. Il giallo è un colore predominante e onnipresente nei quadri impressionisti, nei dipinti di Van Gogh, dai girasoli ad altri. Fin da bambino ne eravamo fortemente attratti.

Durante le vacanze estive, che trascorrevamo immancabilmente a Schiavonea, la sera andavamo con nostra madre da un lattaio a prendere il latte fresco. Quel latte, non pastorizzato, andava necessariamente bollito.

Ricordiamo ancora questo massaro con giacca di velluto e panciotto, nonostante fossimo a fine luglio, che aveva misuratori diversi e che versava questo latte di mucca nella bottiglia che ci eravamo preventivamente portata dietro. Vicino alla masseria, poco prima, nella contrada Giannone (attualmente facente parte integrante della popolosa frazione balneare) c’era la casa di un signore.

All’epoca, eravamo a metà degli anni 70, avrà avuto all’incirca una sessantina d’anni ma ne dimostrava molti di più. Era difficile non notare la sua casa: sia l’esterno che l’interno erano dipinti di giallo; lui indossava spesso una maglietta gialla, persino la sua 500 era giallo cromo.

Conosceva nostro padre, che negli anni 50 aveva un’attività a Corigliano. Passando, ci invitava a fermarci e chiedeva notizie del genitore. La porta era sempre aperta e, mentre lui parlava con nostra madre, spesso sbirciavano dentro.  Oltre alle pareti in giallo, molti quadri affissi alle pareti richiamavano quel colore prevalente. Ce n’era uno nel corridoio che aveva in alto un sole splendente.

Nostra madre ci richiamava prontamente all’ordine e ci rimettevamo in cammino dopo aver salutato. Era difficile non chiedersi come mai di quella scelta cromatica. Nostra madre ci raccontava che era stato prigioniero in Russia, dato per disperso e ritornato dopo diversi anni.

Evidentemente – era la spiegazione che ci veniva data – essendo stato tantissimo tempo al buio, la ricerca spasmodica di quel colore era un bisogno disperato di vita. Il giallo, in effetti, richiamava la luce, forse realmente una necessità di rifarsi di quanto per lungo tempo era stato privato. Il resto della sua vita, ritornato dalla prigionia, era stato privo di grossi scossoni.

Non si era mai sposato, viveva da solo e si manteneva grazie a una pensione di guerra, conseguenza di una menomazione agli arti dovuta a congelamento. È incredibile come la nostra memoria ripeschi periodicamente  immagini lontane. La storia di quell’uomo ci ritorna spesso, quasi come simbolo perenne della follia umana.

Dopo una giovinezza vissuta fianco a fianco col pericolo e la paura, il resto dell’esistenza di quell’uomo minuto, segnato dal tempo dagli eventi, si era sviluppato unicamente alla ricerca della vita, contornandosi di un colore che richiamava luce, vita e sensazione di calore ed affetto.

Tutte cose di cui generazioni intere sono state private, la cui memoria è stata evidentemente rapidamente cancellata. 

Massimo Conocchia

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