La psicoanalisi e l’impatto “rivoluzionario” delle teorie di Freud

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Agli inizi del secolo scorso, in Europa, il dibattito scientifico di accese e non poco attorno alle teorie di Sigmund Freud, il quale sosteneva un approccio meno materiale ai disturbi psichici, contrariamente alla dottrina positivista, che tendeva, invece, a ricondurre l’origine dei disturbi mentali a cause organiche. In Italia il cammino delle teorie psicoanalitiche fu molto accidentato e trovò ostacoli non solo nel neoidealismo ma anche in parte del mondo cattolico, che non vedeva di buon occhio l’avanzare di teorie che tendevano a ricercare l’origine di mali oscuri e invisibili non “nel qui e ora” ma nel nostro inconscio e in ciò che l’uomo non può controllare.

La cultura cattolica classica, nel corso degli ultimi 5 secoli è stata scossa e messa in crisi, essenzialmente, da tre eventi:

La rivoluzione copernicana, che smontava il mito che fossimo, come pianeta, al centro dell’universo; Charles Darwin che aveva dimostrato la nostra origine comune con le bestie, collocandoci solo in una scala più avanzata del processo evolutivo; Da ultimo, la psicoanalisi, con Freud, che sosteneva che l’io non è sostanzialmente padrone in casa propria; non siamo, in pratica, consapevoli di noi stessi.

Le teorie psicoanalitiche, sebbene non ben viste dal fascismo (Giovanni Gentile riteneva inconcepibile anteporre qualcosa al soggetto) e dalla Chiesa, si diffusero in fretta, spaziando anche nella letteratura. Italo Svevo ne “La coscienza di Zeno” affronterà queste tematiche, pur giungendo a conclusioni diverse.

L’importanza della psicoanalisi va ben oltre il campo medico, arrivando a rivoluzionare il pensiero filosofico e scientifico e con esso i fondamenti stessi della cultura occidentale, introducendo una nuova visione dell’essere umano fondata sull’inconscio, sui desideri repressi, sui conflitti interiori e sull’ambivalenza dell’animo umano. Una siffatta visione, basata sulla irrazionalità e sull’inconscio, non poteva che porsi in antitesi con il neoidealismo di Croce. L’antitesi è forte anche con la visione dell’uomo virile del fascismo. E non a caso, in Italia, durante il ventennio, la psicoanalisi sarà bandita dalle scuole e dalle università. Le teorie psicoanalitiche, inoltre, introducendo un’etica della consapevolezza piuttosto che del peccato, finirono per sostituire la colpa teologica con il senso di colpa psichico, ossia come conflitto tra super-io e Es. In quest’ottica la malattia mentale venne vista non come punizione divina o esito del peccato ma come conflitto intrapsichico risolvibile attraverso l’analisi.

La psicoanalisi ha aperto nuove strade alla cultura, alla letteratura, alla pedagogia, alla critica sociale, contribuendo a una profonda trasformazione del pensiero contemporaneo.

Alcuni rimedi proposti, come l’ipnosi, non hanno retto al tempo e al progressivo sviluppo delle neuroscienze ma questo nulla toglie alla portata rivoluzionaria di una branca del pensiero scientifico e filosofico che ha dato una spallata alla cultura della prima metà del Novecento, contribuendo a rinnovarla profondamente.  

Massimo Conocchia

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