Elezioni Regionali, tre riflessioni

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Vorrei provare a fare tre riflessioni, sono una ricercatrice sociale e provo a interpretare i fenomeni sociali. Parlo di seguito di: numeri, esiti delle elezioni regionali calabresi, chi vota chi. Il testo è oggi più lungo e chiedo la vostra pazienza.

Cominciamo dai numeri. Gli aventi diritto al voto in Calabria dovrebbero essere, secondo dati recenti, 1.888.368. In questo totale ci sono circa 367.000 calabresi residenti all’estero e iscritti all’AIRE, ma per le regionali non c’è voto per corrispondenza, dunque quasi nessuno rientra. A questo dato si deve aggiunge un esercito di 250/300 mila fuorisede (studenti, studentesse e lavoratori e lavoratrici anche giovani, in ognuna delle nostre famiglie ne possiamo contare più di uno) che vivono altrove ma mantengono la residenza in Calabria e che spesso non votano (“non scendono”, come si dice da noi, in questo caso poi la cosa era anche complicata dagli scioperi, la guerra, Gaza, manifestazioni, paure varie ecc.). Cosa dice questo dato? Che gli elettori che effettivamente vivono stabilmente e che hanno diritto di voto sono circa 1,2 milioni. Il dato sull’affluenza ufficiale si calcola invece sul totale di 1,888 milioni. Si capisce quindi che si crea una prima distorsione percettiva. Restando sui numeri. Le recenti elezioni si chiudono con un’affluenza complessiva stimata attorno al 43,14% degli aventi diritto. Si tratta di un dato in lieve diminuzione rispetto alla tornata precedente (2021), quando l’affluenza finale era indicata al 44,34 %. La Calabria paga, come detto, due specificità: una diaspora enorme e un’ampia mobilità di fuorisede che non tornano ai seggi per una tornata locale. Il risultato mostra quindi la fragilità demografica della regione: molti registrati, molti assenti strutturali. Non sempre astensionisti quindi ma spesso solo “assenti”.  

La seconda riflessione riguarda gli esiti delle recenti elezioni. Certo, la disaffezione c’è, è grave, enorme, radicata e spaventosa. Solo restando sul bacino effettivo di coloro che vivono in Calabria di 1,2 milioni, di questi quasi 400.000 aventi diritto non hanno votato. Gravissimo, questo dato dice molto (lo riprenderò nella terza mia ipotesi riflessiva). Il presidente uscente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra, ha vinto le elezioni regionali con il 57,3 per cento dei voti (un valore che tradotto in numeri assoluti di votanti sul numero dei calabresi aventi diritto arriva a poco più di 400.000 voti, superando il parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico, sostenuto dal centrosinistra fermo al 41,7%  (che in termini assoluti di voti dei calabresi aventi diritto arriva a poco più di 300.000 voti). La trasformazione dei dati da valori assoluti a percentuali fa più impressione e il margine di distanza (di poco più di 100.000 persone) diventa di più di 15 punti percentuali. Delle 1.200.000 persone effettive presenti e con diritto di voto sono andare a votare più o meno 800.000 persone, coloro che si sono astenuti sono quindi circa 400 mila, tanti, troppi, davvero una tragedia. Vediamo ora ancora un dato sull’affluenza in senso longitudinale. Nel 1995 la Calabria aveva circa 2.000.000 abitanti residenti oggi ne ha 1.832.147. Nel 1995, dai dati Istat, si vede che aveva votato circa il 68% delle persone aventi diritto (quindi circa 1.360.000) mentre nel 2025 arriviamo al 43% (circa 791.200). Ma già nel 1995, tra 200.000 e 300.000 calabresi residenti risultavano stabilmente fuori dalla Calabria, pur mantenendo la residenza ufficiale. Questo significa che tra il 10% e il 15% della popolazione residente già non viveva effettivamente nella regione. Oggi come detto prima, quel numero oggi è cresciuto

La terza riflessione è su chi vota chi. Qui la storia è ancora più complessa, si passa dai dati alle interpretazioni. Quindi non mi affido ai numeri ma solo a mie interpretazioni che lego a conoscenze storiche e sociali della mia terra, alle caratteristiche socio-economiche, alla composizione di classe, alle trasformazioni in atto da tempo, al radicamento in gravi problemi storici di connessioni malavitose e povertà culturale e formativa.  In Calabria il voto democristiano è stato sempre forte (oggi quei voti si trasferiscono nelle varie destre ma più in Forza Italia). Da questa parte del voto (il 57% di Occhiuto) (azzardo) troviamo i calabresi più’ abbienti, che amano votare un poco a destra, una borghesia che ha un poco di benessere, sostanzialmente autointeressata, che non ha il senso del collettivismo se non nel senso del “proprio clan” Sempre nel voto di destra mi sentirei di indicare una ampia fascia di lavoratori del settore privato (autonomi e partite Iva), che in parte in Calabria votano a destra, professionisti con vocazioni forti che cercano nel territorio il radicamento dei loro interessi, individuali e corporativi. Ma cosa hanno in comune questi soggetti? Soprattutto pronti e uniti a difendere i propri interessi privati e privatistici rivolti a un sogno di una Calabria moderna, con tanti ponti, molta sanità privata e soldi (che non si sa da dove arrivano ma non importa), una Calabria moderna ma di pochi (più agiati).Tra i votanti a destra metterei poi anche, mia ipotesi, votanti qualunquisti che sono totalmente disinteressati al bene pubblico ma che vogliono dare una “spallata” a qualcuno e che ripetono come un loop: troppi immigrati, qui lo Stato non ci da niente, tutti stronzi, (o cose del genere). Tutti questi (dai più agiati ai qualunquisti) sono davvero disinteressati a temi come l’equità, la giustizia, il bene comune o cose così. Troviamo poi anche a destra elettori più poveri (e anche poco istruiti) che votano a destra per illusione, emulazione e delega in bianco e desiderio della figura “forte” (su questo tanto abbiamo imparato da Berlusconi e oggi da Trump). La classe operaia che odia gli operai, come direbbe qualcuno. E poi a destra c’è il voto sporco, che si lega alla massoneria e anche alla apparente silente ndrangheta (sarà che sono condizionata dalla recente visione del coraggioso e bellissimo film di Giulia Zanfino che meriterebbe dibattiti di giorni e giorni nelle scuole e nei comuni calabresi… ma tanto non sarà così). E il voto al centro sinistra? Ecco qui la cosa si complica ancora di più. Molti giovani progressisti sono fuori dalla Calabria per studio o lavoro e pochi tornano per votare, sono tra quelli “assenti” e non astensionisti, poi molti “siamo” nella condizione di Tridico, siamo in diaspora, calabresi senza residenza in Calabria, poi al centro sinistra ci sono le persone di classe media progressista istruita calabrese (pubblica e privata), questi in Calabria sono pochi e poi magari molti di loro non sono andati al voto, spesso anche di sinistra ma delusi e contro le forze di centro sinistra attuale. Il voto al centro sinistra è di coloro che hanno ancora una speranza collettivista, che guardano al pubblico come a un valore, che danno valore all’istruzione come bene collettivo, che sperano contro ogni speranza. Tra questi c’è una borghesia progressista di sinistra (pochi ma buoni), professionisti del lavoro pubblico (istruzione soprattutto), professionisti del settore privato illuminati (credo pochi ma buoni), donne giovani, più anziani con una passione politica che viene da una storia di una terra che ha una tradizione di sinistra buona e forte. Tra coloro di sinistra che si sono astenuti molti sono più radicali, autonomi, anarchici, radicali, che non amano il PD e i 5Stelle e che per “stizza” non vanno a votare (questo è il peggio secondo me). Insomma, a sinistra il voto è più frammentato, disunito, appeso a cose più fragili ma più importanti come l’equità, la giustizia, e cose così… E chi si astiene? I meno istruiti, i disillusi, coloro che vivono fuori dalla sfera pubblica, magari molti anziani, giovani non istruiti, insomma la povertà nascosta di questa terra meravigliosa. E la parte che si astiene fa vincere la destra. Non c’è partita, la Calabria ha molti margini di crescita, avrebbe tante strade buone e possibili da prendere ma chissà se lo farà…

Assunta Viteritti

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