La donna nell’antica Grecia: rinchiusa tutta la vita nel gineceo

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Nell’ Antica Grecia la condizione della donna era difficile, si sposava con uomini più grandi da giovanissima ed il suo consenso non era necessario, la dote e gli accordi sui beni della fanciullavenivano gestiti dal padre e dal futuro sposo. Una volta convolataa nozze, la moglie avrebbe vissuto insieme alla schiavitù ed ai futuri bambini nella parte della casa denominata gineceo, un luogo posto ai piani superiori dell’abitato in modo da non risultare accessibile a coloro i quali non appartenevano al nucleo famigliare.

Le uscite della sposa erano riservate solo a particolari occasioni: matrimoni, funerali, cerimonie religiose e per prendere l’acqua alla fontana con l’ ausilio dell’ Hydria, fare la spesa era invece un compito affidato agli uomini o a degli schiavi specializzati.

Il dovere di una buona moglie era quello di dare figli maschi alle famiglie e di preparare le figlie femmine alla futura vita coniugale.Inoltre, la sposa doveva pensare a dirigere i lavori di casa e la schiavitù, predisporre i pasti, tessere abiti per i parenti e curare al massimo il proprio aspetto, non era ammissibile trascurarsi soprattutto per l’idea dei greci di bellezza ed igiene. All’interno del gineceo, le donne si intrattenevano con racconti, mentre le più anziane insegnavano alle fanciulle a leggere, scrivere, suonare, le mogli meno abbienti invece venivano mandate al mercato per vendere qualche nastro o stoffa in modo da racimolare qualche soldo.

Questo stile di vita, le escludeva dalla partecipazione della politica della città e dalla linea di successione ed anche in tribunale venivano rappresentate dagli uomini di famiglia. Si trattava dunque di una vita rinchiusa tra le mura domestiche, unica eccezione era la città di Sparta dove il principale scopo delle donne restava la procreazione ma tuttavia, sin da piccole,venivano educate all’esercizio fisico per renderle più sane in modo che potessero creare figli forti, correvano nude per gareggiare nello sport proprio come gli uomini e, soprattutto, potevano possedere beni personali. Infatti, Aristotele racconta di come due quinti dei terreni della città appartenessero a donne, eppure nello stesso tempo, venivano sottoposte alla più dura delle prove per una madre, consegnavano allo Stato i figli maschi all’età di 7 anni per non rivederli più fino all’inizio del servizio militare.

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