Le brache e il monaco umorista
Nel nostro dialetto c’è un’espressione che, a sentirla, le bocche buone arricciano subito il naso, ma la riporto ugualmente.
Dimostrerò che, anche gli ecclesiastici d’un tempo passato, ad esempio giocavano sulle brache.
I nostri antenati dicevano: – S’è sbracat’ ‘i quazùna –, ossia si è calato le brache, con più significati, fra i quali: si è dato per vinto.
All’inizio si è fatta altra sottolineatura e, perciò, per far capire che è lungi da noi ogni scurrilità, riporterò per filo e per segno, la predica di un monaco umorista.
Si tratta del frate Abramo da Santa Chiara (1644-1709). Apparteneva all’Ordine degli Eremitani scalzi di S. Agostino. Era tanto noto, come predicatore, che fu nominato predicatore di corte da Leopoldo I.
Ed ecco la predica fatta a delle monache, in una chiesa di Vienna:
“Come! Voi volete essere le spose di Cristo? Ma Cristo non aveva brache. E se il vostro sposo è senza brache, o perché pensate voi alle brache?
Andate nel fuoco eterno e troverete brache a josa, brache di fuoco, che vi bisognerà infilarvi.
Che cosa c’è dunque in un par di brache?
Nulla, nulla.
L’uomo non nasce dalle brache, ma dal nulla. E voi sempliciotte tenete le brache per una cosa portentosa?…
In verità io vi dico che puzzano come un becco, e voi rimarreste atterrite se vedeste un vecchio par di brache nella loro vita!”
Bene.
Se si fosse tenuto questo discorso da un qualunque abitante di questo mondo si sarebbe gridato: “Allo scandalo!… Che scostumato!..” ecc. ecc.
In questo caso è un ecclesiastico, che lo fa e insinua il dubbio che quelle “spose” al posto di pregare per loro e per gli altri pensassero alle brache, con quel che consegue.
Come si vede, a seconda da che pulpito viene la predica, si accetta o meno un qualcosa,
Dalle parti nostre è così, riguardo a tutti gli argomenti.
Un giudizio?
Fate voi.
La mia opinione traspare: ognuno la pensi e la dica come vuole!
Giuseppe Abbruzzo



















