Papa Francesco: un uomo solo e spesso inascoltato
La scomparsa di Papa Francesco, il giorno di pasquetta, ha lasciato i più nello sgomento per un evento che – sebbene non inaspettato – ha privato il mondo di una voce coraggiosa e autorevole.
Accanto a sincere manifestazioni di affetto e autentico cordoglio, stiamo assistendo a un mare di ipocrisia da parte di chi – quando il Pontefice era in vita – lo ha marginalizzato e ha contribuito a ridurre la portata e la diffusione di un messaggio autorevole e coraggioso. Francesco era abituato a parlare senza filtri, condannando violenze, sopraffazioni in tutto il mondo. Un Papa che parla di genocidio a Gaza, supplendo a un vulnus da parte di chi governa, non solo a livello nazionale, diventa scomodo e fastidioso. Ecco, quindi, che le sue parole, nei principali quotidiani nazionali venivano messe in XV o XVI pagina, ridotte nella loro porata.
Riteniamo che il più grande riconoscimento a Francesco sia venuto nei giorni scorsi da Israele, che ha ordinato a tutte le loro ambasciate di cancellare i messaggi di cordoglio inviati il giorno precedente. Una piccineria che non trova confronti e che, per contrappasso, fa emergere, titanica, la figura di un uomo che, con le sue denunce, irritava e non poco. Francesco era isolato all’interno del suo stesso mondo, che, ponendolo forzatamente in una sorta di contrapposizione con chi lo aveva preceduto, tentava di ridimensionarlo e, al tempo stesso, cercava di rafforzare la figura del suo predecessore, molto più dottrinario e molto meno “passionale”.
Francesco ha denunciato e perseguito la corruzione materiale e morale all’interno della Chiesa e questo non poteva che scatenargli odio e ritorsioni subdole. L’opera di pulizia, sebbene incompleta, ha polarizzato le contrapposizioni e fatto sì che, oggi, ci siano due visioni contrapposte che animeranno il conclave, quella, forse minoritaria, favorevole a una figura in continuità con Bergoglio e quelli – sulla carta maggioritari – che vorrebbero esprimere una figura in antitesi, più consona e in armonia con le posizioni dominanti sui conflitti, sulla giustizia sociale, sul rigore. Francesco si era annunciato già col nome come una figura dirompente.
Del resto, San Francesco si è salvato dal rogo solo per un atto di obbedienza a chi intendeva la Chiesa come sfarzo e potere temporale ma il suo messaggio e la sua vita nulla avevano in comune con le gerarchie cattoliche. Con la scomparsa di Francesco il mondo, e soprattutto i più poveri, i senza voce, i meno protetti, gli oppressi perdono un alleato che, a giudicare dalle reazioni scomposte di chi non lo tollerava, dava molto più fastidio di quanto in vita potesse sembrare.
Eppure, non si trattava di un rivoluzionario, come dimostrano le sue posizioni su gay, coppie omosessuali, etc. Era semplicemente una voce che interpretava alla lettera il messaggio evangelico, che riproponeva senza fronzoli o operazioni estetiche volte a ingraziarsi questo o quel potente. Il nostro auspicio e la nostra speranza sono per un Francesco II, che possa continuare a parlare in nome e per conto di chi voce non ha. Che possa continuare a lanciare pietre nei vari stagni che si vorrebbero silenziosi e quieti. R.I.P. Francesco, che tu possa godere in eterno di quella pace e di quella comunione che, forse, in vita ti è spesso mancata.
Massimo Conocchia