Smettere il piagnisteo!

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Quando il nostro Sud smetterà di lagnarsi, di perpetuare ogni giorno il piagnisteo, il lamento, “non ce la faremo, siamo alla fine,…” di vedere il “nemico ovunque”; quando, da natii e abitanti di queste terre, capiremo che possiamo farcela, che la critica è un sano esercizio di confronto e crescita, un segno di vitalità edemocrazia, forse allora questa grande miniera di risorse potrà esprimere finalmente il meglio della propria esperienza di civiltà e progresso.

Schierarsi, quindi, ad inizio anno nuovo, e senza dubbio, dalla parte della cultura, contro l’arretratezza, sostenere la difesa della natura, contro gli scempi, mettersi dalla parte della comunità contro i piccoli privilegi di casta, contro “le famiglie”, i nepotismi, i sotterfugi, è segnale di progresso e civiltà, di emancipazione. Opporsi all’arroganza di vecchi e nuovi capi e capetti, che non sanno e non vogliono ascoltare le denunce contro il degrado, lasciatteria e disinteresse, avversare quella presunzione che fomenta distanza, sfiducia e mancanza di coesione sociale -spesso generata proprio da chi dovrebbe sostenerla e volare alto- opporsi alpettegolezzo e chi lo alimenta. 

Schierarsi, apertamente, limpidamente contro tutto ciò che è degradante per le comunità che aspirano ad essere operose, per sostenere, al contrario, ciò che è bellezza, cambiamento, nuove forme di economia e nuova sensibilità ecologica, nuovi modelli sociali, coesi, uniti, con un focus sulla cultura come antidoto alle diverse forme di arretratezza, proiettati verso nuove forme di urbanità!

L’emorragia costante e continua di risorse umane non deve aumentare il lamento, ma può tradursi in un collettivo grido di allarme per saper ascoltare i giovani, raccoglierne le istanze, organizzare eventi, laboratori nelle scuole, con le università, costruire reti di relazioni con associazioni, centri di ricerca, enti e istituzioni. Soprattutto recuperare spazi e luoghi non finiti per dare occasione all’incontro, al confrontarsi, per piccoli incubatori di azienda, aiutando le imprese locali e regionali a raggiungere dimensioni nazionali e nuova competizione. Occorre smetterla diprodurre attività effimere, personalistiche, al contrario è necessario condividere e progettare visioni di futuro per Comunità Resiliente!

Questo esercizio va praticato oltre ogni logica partitica, dietro la quale, difronte ai nostri occhi, c’è il fallimento del Sud e di un intero paese, che per troppi anni ha dato fiducia incondizionata alla politica dei partiti; quello stesso Sud che oggi intravede spiragli di cambiamento nelle lucide parole di una giovane donnache ha nome Jasmine Cristallo, che rappresenta -lei come molti altri- il meglio di questa nuova generazione che sta emergendo, verso una trasformazione possibile, come sostengono anche molte inchieste ufficiali, spiragli che sgorgano proprio in attività dal basso, spesso più di privati che del pubblico, da un fiorire di associazioni, movimenti fuori dalla politica tradizionale e dai partiti.

Acri, ma tutto il Sud, dall’Abruzzo in giù, esprimono ancora oggi talento, risorse umane, paesaggistiche, naturalistiche, le coste, la Sila, il Pollino, L’Aspromonte, sono luoghi unici, realtà regionaliche possono contribuire ad una piccola rinascita delle aree del sud e interne, come contributo collettivo alla rinascita dell’Italia. 

Non fomentiamo dunque polemiche personali, non alimentiamo odio, scontri e pettegolezzi, ma crediamo di più nell’arte, nel valore del progetto, nell’impresa locale sana e ambiziosa, nell’estetica e nell’etica, nelle radici come alimento di ogni comunità e di nuove storie al presente e al futuro.

Il nuovo Ministro del Sud, Provenzano, sta avviando molti progetti, finalmente con una strategia per il Meridione, e anche per questa ragione noi abbiamo scelto Acri come Laboratorio a cielo aperto, fucina di idee, cartina di tornasole, in cui la Calabria è l’orizzonte ampio, il Mediterraneo il serbatoio creativo. Acri -oltre il lamento- può dunque trasformarsi in incubatore di idee per giovani e talenti, verso un consenso su progetti piuttosto chefumose chimere, entrati sulla comunità, non sul singolo, con l’ambizione, sana, di rendere di nuovo centrale un luogo oggi marginale.

Scardinare luoghi comuni, credenze, piagnistei e rinunce, rifiutare la rassegnazione, combatterla con la creatività, per sentirsi parte di un senso comune che si traduce in un bisogno disperato di tornare a immaginare e desiderare un altro presente e un diverso futuro!

Pino Scaglione

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