Se un giorno d’estate un viaggiatore…

Bata - Via Roma - Acri

Sono le ore 5.50 a Martina Franca quando suona la sveglia per Franco, reumatologo all’Ospedale di Taranto. La moglie e i figli dormono ancora, malgrado il maestrale continui ad imperversare facendo sbatacchiare il cancello in giardino. Davanti al caffè bollente sorride pregustando il piacere di rivedere finalmente il padre Totonno che da Acri verrà a trovarlo dopo i lunghi mesi di quarantena.

Alla stessa ora in Calabria tre pellegrini stanno per alzarsi perché hanno un treno che li porterà in Puglia: Totonno, Rosanna, e Franchino, meglio noto al suo paese come “Franchino asso pigliatutto” per una inguaribile predisposizione ad allungare le mani sulle cose altrui.

Capita spesso che qualcheduno dalla Calabria vada in Puglia in treno, affidandosi a Trenitalia, un tempo Ferrovie dello Stato.

La signora rotabile più longeva e famosa d’Italia, offre difatti varie soluzioni di viaggio attraverso i contratti di servizio stipulati con le Regioni e secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo 422/97 (Liberalizzazione ferroviaria).

Riporto da Wikipedia: “Con i Contratti di Servizio il committente, la Regione, stabilisce nel dettaglio la quantità del servizio, parametri di qualità, puntualità e regolarità (tali parametri devono essere garantiti per non incorrere in sanzioni), le tariffe (prezzo dei biglietti e degli abbonamenti), gli orari, la frequenza, i tipi di treni, il numero di carrozze, le stazioni servite, il numero di fermate, le biglietterie ecc. Trenitalia, come fornitore, riceve in cambio un corrispettivo.”

Ora in Calabria, la terra che diede i natali ad Alcmeone di Crotone, Filippo di Medma, Bernardino Telesio, Rita Pisano, Gioacchino da Fiore, di “spirito profetico dotato” et alii, (se Johan Lundgren della Easyjet non sa chi siano, si informi, studi, perché oltre alle disgrazie abbiamo anche qualche eccellenza, vada a visitare il Museo di Reggio Calabria, la Cattolica di Stilo, a vedere il Codex a Rossano) chiamarle “soluzioni di viaggio” è una limitazione sbrigativa, considerando con quanto sinergico e bizzarro impegno l’azienda Trenitalia, di concerto con la Regione Calabria, si prodigano da anni per offrire “ai signori benvenuti a bordo” un viaggio straordinario al centro delle terre del Sud, al cospetto del quale perfino Jules Verne farebbe un passo indietro inchinandosi davanti al volo del genio.

La soluzione di viaggio che voglio prendere in considerazione è quella consona al pensionato, all’insonne, al ladruncolo quattro stagioni.

Il pensionato ama mettersi in viaggio di buonora, al fresco, con la speranza che i fiori di zucca, i primi cetriolini dell’orto, i bocconotti arrivino a destinazione in buone condizioni per i nipotini e il figlio medico all’ospedale di Taranto, che ha preso in moglie una maestra di Martina Franca con la quale va molto d’accordo, tanto è vero che i fiori di zucca sono per lei, colti con la goccia di rugiada e la formica nel cuore. L’insonne, respinta dal letto ai primi riflessi porpora dell’aurora, non prende pace, quindi visto che deve partire meglio salire sul primo treno della giornata. Il ladruncolo quattro stagioni è saggio e sa che se parte prima ha più tempo e possibilità di fare incetta di telefonini di ultima generazione, tablet, e quant’altro, quindi anche lui opta per lo stesso treno della giornata.

Eccoli quindi tutti sul treno regionale numero 2426 delle ore 6.04 che parte da Castiglione Cosentino e li porterà a Taranto alle ore 15.23, impiegando 9 ore e 19 minuti con un avventuroso cambio a Salerno con l’autobus PZ107, versando alle casse di Trenitalia meno di trenta euro. Esattamente euro 29.70. Prezzo onesto considerando che Trenitalia d’accordo con Jolè e il suo predecessore Oliverio, tutti illuminati ahimè mai fulminati, per questa modica cifra porterà (si spera con uno zefiro di aria condizionata, preferibile alla folata siberiana assassina) i nostri eroi attraverso tre splendide regioni, e relative cocenti stazioni ferroviarie di Calabria, Campania, Puglia, nelle quali anche fare la pipì costerà loro il pedaggio di un euro alla Società Grandi Stazioni.

Fa nulla se nella maggior parte dei casi la stazione non ha nulla di “grande”, anzi è impresenziata da decenni, manca la biglietteria, quella self-service è fuori servizio, versa in uno stato di degrado e abbandono, la pavimentazione olezza urina, alcool, e gli unici a passeggiare sono i cani randagi.

Tu chiamale se vuoi emozioni.

Il treno 2426 partito da Castiglione Cosentino alle ore 6.04 arriva a Salerno alle ore 9.28 senza incidenti, senza dirottatori, senza filosofi esuberanti come Diego Fusaro che spingono il treno con la forza delle loro idee.

Al dirigente di Trenitalia piace così, a Jolè piace così.

Sembrerebbe che entrambi non li vogliano mandare in Puglia, forse hanno stipulato una convenzione con De Luca.

Vuoi vedere che alla stazione trovano il governatore, simpatico è inutile negarlo, soprattutto dopo quel “fratacchione” ad un noto conduttore tv, a volte anche arguto, vestito da Spiderman che misura loro la temperatura, esegue tamponi e test sierologici, offre sfogliatelle e dona il benvenuto?

Guagliù sali che ti porto in costiera amalfitana prima che arriva l’autobus per la Puglia, ti faccio sorvolare Capri, Procida, ti porto a Surriento, anzi te la canto pure

Vide ‘o mare quant’è bello
Spira tantu sentimento
Comme tu a chi tiene a mente
Ca scetato ‘o faie sunnà

Guarda qua, chistu ciardino
Siente, sì sti sciure arance
Nu profumo accussì fino
Dinto ‘o core se ne va

E invece in stazione De Luca non si vede. Girano pigramente lungo i binari due carabinieri, uno magro e intorno ai trentacinque anni, uno panciuto come una cernia imbottita che brontola sui turni che lo costringeranno a lavorare di domenica mentre lui vorrebbe portare la famiglia al mare a mangiare u cuoppo. Sì con mascherina e nastro per pacchi addosso se necessario, per non rischiare contagi. Ha l’aria di uno che si metterebbe pure una merda secca in testa per non prendere rischi.

L’unica consolazione per i nostri tre viaggiatori sono i papaveri che sorridono fra un binario e l’altro. Le panchine purtroppo sono tutte occupate e al sole. La coincidenza con l’autobus per Taranto sul piazzale della stazione è alle ore 11.35 e sono appena le ore 9.33.

Che fare? Ci sono già 29 gradi. L’anziano suda ma non si leva la giacchetta, è un uomo all’antica, è indecoroso andare in giro senza giacca. Pensa ai fiori di zucca che malgrado la borsa frigo forse non reggeranno a queste temperature e strapazzi. Il ladruncolo corre in lungo e largo sui binari per procacciarsi qualche affare, tira fuori dalla tasca dei gingillini da vendere, cerca di persuadere la signora che è un affare comprare gli oggetti in suo possesso. L’insonne è stanca morta, ha gli occhi che bruciano quindi non riesce nemmeno a leggere i libri e il quotidiano che svettano dal trolley, andrebbe a bere un caffè al bar ma ci sono almeno dieci persone in fila e sicuramente non tutti lavati e ben deodorati. Rinuncia. Ha mal di schiena, si appoggia ad una ringhiera mentre una zaffata di olio fritto dalla rosticceria la investe, assieme a quella di amuchina che alita ovunque.

Forse non moriremo di covid-19 ma di amuchinite ulcerosa total body, pensa cercando un riparo all’ombra debole dell’oleandro assieme all’anziano. Hanno l’aria di due pecore smarrite che nella bruciante estate si riparano all’ombra generosa delle querce.

Alla stazione di Salerno i nostri viaggiatori sembrano tre “vinti” di Verga destinati a sopravvivere in un mondo ostile in cui tutto per loro è fatica senza consolazione. Due ore in piedi alla stazione, a lanciare maledizioni contro Jolè, Trenitalia, piano Colao, Casalino, governatori locali e nazionali di destra, centro, sinistra, perché la vergogna e l’indecenza non hanno colore politico, rievocando il tempo felice in cui (circa dieci anni fa) un comodo IC percorrendo la linea ferroviaria Castiglione Sibari Taranto li portava a destinazione in meno di due ore.

Che decrescita infelice. Che fatica. Che disperazione.

Taranto ore 1523.

Temperatura 36 gradi.

Totonno, Rosanna e Franchino scendono stremati. I fiori di zucca si sono sciupati, la formica è morta, Franchino ha rubato alla donna insonne addormentata la borsa con i libri, il panino, e il cadavere di una rosa. Proprio bravo Franchino, ha una mano garbata, lei nemmeno si è accorta.

Cara Jolè perché tu e il Dirigente di Trenitalia Calabria non andate a vedere i trulli a Martina Franca prendendo assieme il treno delle ore 6.04 da Castiglione?

Ti farebbe un gran bene perché a volare sempre in aereo e elicottero ti verranno le ragadi anali, mentre una sola andata per Taranto ti farebbe perdere qualche chiletto di troppo e capire forse che c’è tutta una umanità viaggiante (alcuni di loro ti hanno anche votato) che meriterebbe un Minuetto con aria condizionata alle stesse condizioni degli altri viaggiatori.

Se per la vernice del Minuetto ti servono consigli ecco il link al catalogo della ditta Lechler di Como: https://scalaenne.wordpress.com/2014/04/19/i-colori-dei-rotabili-delle-ferrovie-dello-stato-e-di-trenitalia-parte-1/)

P.s. eviterei il colore Rosso fegato.

Aurora Luzzi

Bata - Via Roma - Acri

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Contenuto protetto!