Il brigantaggio visto dai filosabaudo e…

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Il brigantaggio fu marchiato come fenomeno delinquenziale di un popolo retrogrado. Era, invece, in gran parte, a parer nostro, la rivolta di un popolo, che aveva sperato nella giustizia sociale e si sentiva tradito.

Aveva agognato e sperato nella soluzione di un problema antico: la divisione delle terre demaniali usurpate, cosa, per altro riconosciuta da Garibaldi con la serie di decreti emanati dopo lo sbarco in Sicilia (cfr. “Confronto”). Cosa avvenne? Ricordiamo i fatti di Bronte!

La giustizia sociale non si ebbe. Si ebbe, fra l’altro, la persecuzione spietata di quanti non volendo venir meno al giuramento di fedeltà ai Borbone si erano dati alla macchia. A questi, non si dice, che si unirono i renitenti alla leva, che si era portata a ben sette anni di ferma.

Si voleva, in effetti, una sottomissione totale delle popolazioni meridionali senza poter fiatare.

Chi erano i briganti? Chi era da annoverare fra i suddetti, fra i quali vi erano, e non può negarsi, delinquenti comuni. Come giudichiamo, però, quanti dovrebbero essere giudicati per genocidio, per aver sterminato interi paesi? Costoro, purtroppo furono premiati. Gli abitanti di Casalduni, tanto per fare un esempio, erano tutti borbonici? Perché si uccise anche chi era estraneo a fatti delinquenziali? Un intero paese può essere composto da delinquenti?

Sappiamo che non tutti concordano su questi rilievi. Ognuno ha le sue opinioni.

Noi condanniamo i delinquenti, ma anche chi, in forma pretestuosa, sparò sul mucchio, emanando disposizioni in cui si legge: “uccideteli tutti”!

Ma vediamo cosa scriveva Il pungolo nel gennaio 1863.

“ll Ministro dell’Interno dirige una Circolare ai Prefetti, affinché promuovano una sottoscrizione Nazionale per sussidio alle sventure domestiche e premio agli atti coraggiosi, di cui il brigantaggio nelle Provincie Napoletane sia cagione ed origine. Il brigantaggio delle Provincie Napoletane è di danno generale all’Italia perocché toglie vigore a tutto il corpo della Nazione, e macchia la purezza del moto Nazionale. Il brigantaggio è la somma delle sciagure, che pesano sui popoli Napolitani per colpa del Governo caduto; il quale trascurò di diffondere nelle infime classi i principi di civiltà, coltura e libertà, affine di trovare nel disordine, che una mutazione di stato avrebbe prodotto mezzi di restaurazione. Le popolazioni Napoletane gli hanno tolto di ciò ogni speranza col concorso prestato al Governo attuale. Ma così questo, come la Nazione tutta, deve a quelle popolazioni un segno di sollecitudine comune. Bisogna far loro sentire che il male loro è male che sentono del pari tutte le Provincie Italiane. Perciò il Governo nel tempo stesso che si propone di prendere i provvedimenti più efficaci per l’estinzione completa del brigantaggio, riservandosi di formulare un progetto di legge per premiare più largamente, che non fa ora, gli atti di coraggio, provoca il concorso spontaneo della Nazione. I Prefetti delle Provincie Napoletane nomineranno delle Commissioni per le somme raccolte a pro di famiglie desolate e in ricompensa di cittadini coraggiosi”.

Il problema non era i briganti, ma, aveva ragione il nostro Padula, quando evidenziava che gli era subentrato il brigantaggio.  Il Sud che sperava in condizioni migliori continua a farlo, ma spera e sospira. Come dire: si campa di speranza. I nostri saggi antenati avevano ragione a sottolineare: Chi de speranza campa, disperàtu mori! (Chi campa di speranza: muore disperato!).

Ognuno commenti come meglio crede.

Giuseppe Abbruzzo

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