Antropologia di un fermoimmagine

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Tutte le foto raccontano una storia, questa un matrimonio di 50 anni fa. S.Giorgio Albanese, 10 luglio 1966.Mio padre, fratello della sposa, apre il corteo nuziale dandole il braccio. Li precede lo sposo. La particolarità della foto è il corteo, tutto il paese è in festa ed è invitato a partecipare. Il pranzo di nozze ? Taralli e vino, spillato direttamente dalla botte. Sfogliare un vecchio album fa riscoprire profumi e sapori di un tempo, rivedere volti di persone care che non ci sono più, quelle che affettuosamente mi chiamavano Adeluccia. Questa foto racconta delle radici di una parte della mia famiglia ma ha anche un forte valore antropologico. Oggi, quei bambini che in foto sono in prima fila a spartirsi i confetti, sono uomini e donne di mezza età. Un nugolo di bambini, molti di più di quelli che oggi abitano il piccolo centro arbreshe. Nella foto c’è la gioia della partecipazione, della condivisione, dell’esserci per far festa insieme, senza cerimoniale o etichetta. Io non ero ancora nata, i miei genitori si sposarono un mese dopo questo matrimonio.
La strada sterrata e polverosa parla da sola di un paese del sud, arso dalla calura estiva;i muri sbreccati erano alloggio per le rondini, le cicale frinivano dall’alba al tramonto. Questi suoni e queste immagini mi rapivano per ore da bambina in una contemplazione pura del volo delle rondini,di ogni singola rondine. Rivedo il nonno e la nonna che accolgono felici lo sposo, gente onesta, laboriosa,sincera.Il nonno dal piglio severo e la nonna soavemente sorridente che si porta entrambe le mani sul petto mentre pronuncia il mio nome che è anche il suo.
Tutto questo in una foto, fermo nel tempo, immobile nei miei ricordi, impresso sulla pellicola del cuore.

Adelinda Zanfini

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