La classe

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Nel 2008 un piccolo film documentario dal titolo Entre lesmurs” (tra le mura) vince la Palma d’oro come miglior film al Festival di Cannes (invito tutti a vederlo!). E’ tratto da unracconto/diario di un insegnante alle prese con una difficile (normale) classe di una scuola media francese per un intero anno scolastico. Nel film l’insegnante François Bégaudeau interpreta il ruolo principale. Tutto è ambientato in una scuola con ampie aule, sale professori comode, spazi scolastici ben disegnati, insegnanti giovanissimi, motivati, preparati, pronti a gestire le tante diversità presenti nella classe di una scuola di una società multiculturale come quella francese. Il professore cerca di stimolare e dialogare con studenti provenienti da realtà sociali, etniche e culturali diverse. Ragazze e ragazze sono invitati a parlare di loro stessi, a cercare le parole per spiegare che cosa vogliono, si avverte quell’energia mista a disagio e voglia di affermarsi di adolescenti che fanno fatica a stare tra i banchi, che mostrano apparente noia, che nascondono storie familiari difficili ma che ben stimolati possono fornire sorprese (come la bulletta che però dichiara con dolcezza in classe di aver  letto la Repubblica di Platone). Emergono tanti tipi di giovani studenti e studentesse, il ragazzo cinese che non domina la lingua francese, l’arroganza di alcune ragazzine che cercano di emergere dalla loro condizione sociale di degrado familiare e il brillante e poetico Souleymane che però reagisce male in classe con il professore e viene espulso dalla scuola. In effetti nel film non succede nulla di eclatante, lo scorrere delle giornate, la routine di tutti i giorni, un professore che cerca in tutti i modi di coinvolgere questi giovani spaesati, confusi così freschi e pieni di quell’energia ormonale che solo l’adolescenza mantiene. Cerca in tutti i modi di entrare nel loro linguaggio, di provare a mettersi in ascolto. Ma non basta. La scuola francese è classista con scuole di serie A e serie B (ma anche quella italiana su questo non scherza) e alla fine produce segregazione e non integrazione. Tutte le differenze di tipo culturale e sociale si trasformano in diseguaglianza, la scuola le riproduce invece di superarle. E così si svela il titolo “tra le mura”la scuola come spazio chiuso che, nonostante l’impegno motivazionale di alcuni docenti finisce per riprodurre le stesse diseguaglianze di partenza. 

Un secondo film è tutto italiano, “a Scuola” (anche questo da vedere) del bravo documentarista/antropologo italiano Leonardo di Costanzo che nel 2003 vince con questo lavoro il David di Donatello per il miglior documentario. Anche qui al centro sono gli studenti e gli insegnanti. Il film è girato a Napoli, nel rione Pazziano nella scuola media Nino Cortese. Un contesto difficile, famiglie sfasciate, figli che fanno fatica a dare valore alla scuola, nessuno li ha educati all’importanza dell’istruzione. Qui la scuola è meno bella di quella francese, strutture più consumate, ragazze e ragazzi difficili che la scuola cerca disperatamente di non perdere. Insegnanti sono per lo più donne con una dirigente che cerca di fare di tutto per tenere fuori dalla scuola la delinquenza e il pericolo. Anche qui molti sforzi per cercare un contatto con generazioni veloci, che fanno fatica a stare nei banchi, che parlano un italiano stentato, per i quali la scuola è costrizione. Le mura scolastiche, che dovrebbero svolgere il ruolo di difesa dalla vita balorda del quartiere, diventano una prigione per gli stessi insegnanti che si sentono senza armi per lottare contro la dispersione scolastica che per i ragazzi e le ragazze diventa sicura perdita di futuro. 

Questo spesso rischia la scuola, anche gli insegnanti bravi,motivati, che si impegnano ogni giorno rischiano di sbagliare e di produrre negli effetti proprio quello che vorrebbero combattere: non riuscire a spezzare la catena della diseguaglianza. Ma quali strumenti usano? Quale formazione li sostiene? Come possono resistere e continuare a motivare e formare, in contesti difficili,giovani generazioni che richiedono tanto e danno poco?

In Francia l’età media dei docenti è di 40 anni in Italia è 51: l’Italia in Europa ha la quota più bassa di insegnanti nella popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Per l‘anno scolastico 2019/2020 in Italia ne sono previsti 835.489 ma diverse migliaia devono ancora raggiungere le aule (si aspettano gli esiti del concorsone e molte classi sono ancora senza docenti). 

Anche gli insegnanti vengono spesso catturati nelle classi, dentro le mura, come succede ai loro studenti. Ma non tutti, alcuni si impegnano per regalare loro le ali e a volte ci riescono.

Assunta Viteritti

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