Il Carro di Tespi e la diocesi di Bisignano

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L’Opera Nazionale Dopolavoro, nel 1926, volle valorizzare il movimento filodrammatico. Nel 1928 cosi se ne scriveva sul Bollettino del lavoro e della previdenza sociale: “L’OND ha, inoltre, ideato progettato e realizzato la costruzione del ‘Carro di Tespi’ che può anche definirsi un Teatro ambulante in quanto ché il Carro è montato su due Camions ed è attrezzato in modo che permette di dare in qualunque Comune del Regno le recite Teatrali; ha preso accordi con il Ministero delle Finanze per la riduzione dei diritti erariali in favore delle filodrammatiche: ha stipulato una convenzione con la Società Italiana degli Autori per il repertorio delle filodrammatiche; ha ottenuto da molte Ditte fornitrici di costumi e di attrezzi teatrali notevoli sconti sui prezzi di noleggio e di acquisto; ha, inoltre, provveduto alla pubblicazione del “Teatro Filodrammatico” e di una collezione di atti unici per il Carro di Tespi.

Si ricorda, infine, che sono stati banditi numerosi concorsi a premio per le filodrammatiche che rappresentano esclusivamente produzioni Italiane“. L’iniziativa era dovuta a Giovacchino Forzano.

Le autorità “superiori” del tempo ne menavano vanto, in contrasto con quanto si riporterà di seguito.

Visto il successo dei primi tentativi si costruirono altri “Carri”.

Anni fa, su “Confronto”, scrivemmo dell’arrivo ad Acri di questi teatri ambulanti e dell’entusiasmo suscitato. Ne riscriviamo perché in luglio-agosto 1936 non si fece attendere la riprovazione della Diocesi di S. Marco e Bisignano, che così ne scrisse: “è stato preceduto, quest’anno, da una famelica Compagnia di Operette, compagnia di scandalisti, pornografi e pornologi, che ha girato e forse gira ancora pei paesi della nostra Provincia, squadernando i suoi copioni infarciti di scene e scemenze malsane, di scurrilità, di frasi sconce ed equivoche, alle quali il comico estroso aggiunge il resto, esilarando il pubblico con la sua troppo facile vena amplificatrice e colorista”.

Della Compagnia, che definisce da trivio, si dice che vi figurano “le canzonettiste e le mime, quelle che i nostri nonni chiamavano sgualdrinacce salaci”. Le anzidette, si sottolineava: “Parlano anch’esse in gergo – liberi sensi in libere parole – e, coperte di scarse e strane vesti, ostentano nudità e corruzione con un esibizionismo laido e profanatore delle coscienze, che si protrae, oltre lo spettacolo, in succedanei e postergati ritrovi notturni”.

Come si vede la Chiesa era afflitta! Non si preoccupava, però, di quanto accadeva nel suo seno.

Si precisa che il Carro di Tespi piombava nei paesi all’improvviso e “Dicono di presentarsi con in mano il permesso del Questore, la tessera di riconoscimento, e tutto ciò significa per le Autorità del luogo il lascia-passare”.

Immaginate se tutto questo era possibile in quegli anni! Ma, bisognava salvaguardare le autorità. Insomma l’anonimo estensore dell’articolo continua lungamente sul recriminare, biasimare e sbotta: “Il clero si adopera a far cessare lo sconcio spettacolo; il Vescovo (ndr di S. Marco e Bisignano) eleva la sua protesta ed intanto ordina che sia negata l’assoluzione sacramentale e la benedizione della casa a coloro che frequenteranno simili spettacoli”. Quanto abbiamo evidenziato in corsivo è in neretto nel testo.

Ci chiediamo: – Sarà stato eseguito il volere vescovile? Ne dubitiamo.

Ma, da buon menatore di lingua, l’articolista, non certo dalla schiena ritta, inveisce solo contro il popolo, perché “A dire il vero, in generale, nei paesi delle Nostre Diocesi, le Autorità tutte locali, seguendo il contegno e le direttive delle Superiori Gerarchie, ci sono venute incontro sempre con ogni riguardo e con lodevole spirito di comprensione e di concordia”.

Attenzione, però, a tanta pseudo moralita e alla minaccia: “Il Clero poi, nella santa lotta per la moralità, stia certo di aver sempre il conforto, il consiglio, l’aiuto pieno e cordiale del Vescovo, il quale, all’occorrenza, pro arbitrio et conscientia, darà le disposizioni e applicherà le sanzioni spirituali che sono in suo potere”.

Cosa fece di fatto il vescovo non lo sappiamo. Sappiamo solo che il Carro di Tespi approdò fra noi ed ebbe gli onori del cronista locale. L’autorità locale, esclusa dalle “colpe” dall’articolista, era, perciò, pienamente consenziente.

Da parte nostra riteniamo che quel Carro abbia dato la possibilità al popolo di avere un approccio col teatro.

È bene riportare queste cose per capire i comportamenti di chi faceva il censore e inveiva contro gli innocui, temendo di toccare i più forti: autorità locali e nazionali.

È proprio vero, alcuni sono deboli con i forti e forti con i deboli!

Giuseppe Abbruzzo

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