Elezioni amministrative: quale governo e per quale città?

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Fra poco Acri sarà chiamata alle urne per la scelta della nuova compagine di governo locale. Si tratterà di una scelta non facile e per varie ragioni, che proveremo qui a sintetizzare. Noi – personalmente e come Acrinews – non prenderemo posizione, fedeli alla nostra condotta iniziale, che è sempre stata improntata alla massima autonomia, attenti ai fatti e alle dinamiche ma lontanissimi da qualsivoglia interesse o partigianeria.

Pur nella nostra indipendenza, riteniamo, però, di dovere esporre il nostro punto di vista generale, non disgiunto dall’esposizione di alcune “linee guida” universali che dovrebbero, a nostro modo di vedere, caratterizzare un buon candidato sindaco e una buona compagine di governo.

Per cominciare, qualsiasi candidato alla carica di sindaco, così come gli aspiranti consiglieri, dovrebbe sottoscrivere davanti a un notaio alcune condizioni imprescindibili, che dovranno assolutamente essere rispettate, con assunzione di responsabilità sul piano civile, che gente più qualificata do noi dovrà valutare nelle forme e nei modi possibili.

Tra queste condizioni ci dovrà essere:

  1. la mancanza assoluta di ogni forma di conflitto di interessi, diretto o indiretto.
  2. L’impossibilità di cambiare posizione nel corso della consiliatura, sia verso la maggioranza che verso l’opposizione. Se un consigliere non si sente più in sintonia con la propria formazione, si impegna a dimettersi, consentendo l’ingresso del primo dei non eletti. Una deroga a questo principio potrebbe essere rappresentata dal caso in cui il consigliere denunci e dimostri una deviazione della maggioranza rispetto al programma di governo.
  3. Conformità al programma con cui ci si presenta agli elettori. Qualsiasi scelta divergente, non conforme col programma elettorale, se di interesse collettivo, dovrà passare attraverso lo strumento della consultazione diretta dei cittadini, che potranno approvarla o bocciarla.
  4. Il candidato sindaco, all’atto della presentazione delle liste e del programma, si impegna a presentare i nomi dei propri assessori, che verranno, in tal modo, approvati da chi voterà quella compagine e la loro scelta non sarà espressione di beceri interessi di bottega personali o di partito.
  5. La revoca di un assessore dovrà passare attraverso il consiglio e dovrà essere discussa e motivata solo ed esclusivamente da deficit di competenza o produttività di quel singolo componente. Diciamo questo ben consapevoli che la legge conferisce al sindaco certe prerogative e che, quindi, ciò che viene fatto in tal senso è legittimo. Ciò che proponiamo è nient’altro che un’integrazione, un passaggio ulteriore e cristallino e, se si vuole, un doveroso atto verso i cittadini.
  6. L’amministrazione dovrà parlare attraverso una voce univoca e non – come spesso avviene – attraverso una molteplicità di posizioni, che, finiscono per confondere i cittadini.

Siamo coscienti che si tratta di condizioni ambiziose e, forse, utopiche nelle nostre realtà. Restiamo, però, convinti che questa resta la strada maestra per la creazione di una compagine amministrativa, forte, autorevole e a prova di piccoli e poco eroici atti di sabotaggio, veicolati, il più delle volte dai più beceri interessi personali. Una scelta diversa sarà sicuramente legittima ma non riteniamo vada nella direzione di quel rinnovamento da più parti auspicato.

Massimo Conocchia  e Piero Cirino

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