Il cumulo di soldi e soprassoldi e Ferdinando II di Borbone

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Siamo nel 1831, re delle Due Sicilie è Ferdinando II di Borbone.

Allora succedevano cose tremende, ci hanno insegnano e s’insegnano. Ora, per fortuna certe storture non si verificano più!

Sapete, allora c’era chi riceveva soldi e soprassoldi con grave dispendio per le finanze pubbliche e a danno dei cittadini.

Era un’ingiustizia, che ai giorni nostri, per fortuna, è scomparsa!

Cosa fece quel tristo Ferdinando II, dato che tanti soggetti “non erano punto meritevoli di tante liberalità”?

Cediamo la penna, si fa per dire, ad Antonino Parisi, che considera, per quei tali: “o avevano soldi da poter vivere, con essi soli, agiatamente, o che non avendo pingui soldi, erano però provveduti non scarsamente, e taluni anche a dovizia, di beni di fortuna; ed a taluni dei quali non serviva quindi il dippiù che a mantenersi con lusso superiore alla loro nascita o al loro grado, e ad altri, il che è assai peggiore, per consumarlo in vizj o in altri usi vituperevoli”.

Chi aveva creato tutto questo?

Siffatte cumulazioni – ci dice Parisi – erano state crudele invenzione di chi voleva arricchire se stesso e le sue creature, i suoi aderenti, i suoi ligi, per avar molti cooperatori o complici in disegni o in opere non lodevoli che sembrava meditare”.

Incredibile! Meno male che tutto questo è solo un ricordo!

Meno male che quei brutti tempi non esistono più!

Perché il Parisi definisce questa “malefatta”: “crudele invenzione”?

Precisa: “perché, oltre il danno che ne risentivano le finanze, ridondava essa a male del povero, o del proprietario che or suda, or si agghiaccia, or si logora il corpo e la sanità lavorando”.

Lo Stato, pensava quel tristo di Ferdinando II, “non deve far dei ricchi dei suoi tesori; esso dee solamente dare ai cittadini che impiega al suo servizio quanto basti ad essi per vivere onestamente e con proprietà, secondo il grado e il posto a cui li solleva”.

Ci sembra incredibile che quel tanto vituperato re avesse solo potuto pensare, per un momento, queste cose!

Quel cattivo Ferdinando II Borbone cosa fece? “affrettossi a ripararvi”, ci informa il Parisi e considera: “Può egli quindi a buon diritto chiamarsi il riformatore o il restauratore del regno suo”.

Per l’amor di Dio leggete quanto riportato, ma non fatene parola. Non vi crederbbe nessuno.

D’altra parte ai tempi nostri quei cumuli, quei privilegi, a tutto danno della finanza pubblica e del cittadino, che ha l’obbligo di mantenere i privilegi criticati, non vi crederebbero.

Lasciate che chi riporta queste cose sia il solo a essere ritenuto folle.

Giuseppe Abbruzzo

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