Made in Italy

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Dall’anno scolastico 2024-2025 è lanciato, con grande enfasi, il cosiddetto liceo Made in Italy. Un nuovo indirizzo annunciato da Giorgia Meloni che ha come obiettivo quello di formare ragazzi con ambizioni imprenditoriali per promuovere i prodotti e i marchi italiani nel mondo. Una armata Brancaleone alla conquista del pianeta. Durata quinquennale presenza di insegnamenti giuridici, economici, scienza, matematica, con tirocini formativi per ridurre la distanza tra scuola e mondo del lavoro.

Approvato alla Camera il 7 dicembre e al Senato il 20, vuole essere una novità sorprendente per rinnovare l’istruzione italiana (che in effetti ne avrebbe davvero bisogno ma non in questo modo). Sarebbe equiparabile agli altri licei esistenti (classico, scientifico, artistico, linguistico, etc), e dovrebbe affrontare temi quali i mercati internazionali e i prodotti italiani, modelli di business vincenti (certo, mica quelli perdenti!) nei settori dell’alimentare, dell’arte e della moda, economia e gestione delle imprese.

Formare alla difesa del brand Italia! Un progetto che non ha avuto e non avrà nessun investimento concreto (le famose nozze con i fichi secchi), una nuova offerta formativa a costo 0.   Un percorso di istituzione frettoloso con materie poco definite e che non ha incontrato il favore delle scuole italiane, anche perché non si capisce la differenza dalle altre filiere, come ad es. il liceo delle scienze sociali, indirizzo già consolidato.

Solo enfasi e retorica a buon mercato senza contenuti. Cronaca di un fallimento annunciato, con contenuti didattici confusi e incompleti (manca ancora il dettaglio delle materie dopo il secondo anno). L’offerta è stata lanciata per la prima volta al Vinitaly ad aprile del 2023 da Giorgia Meloni (quale migliore evento per parlare di scuola!) e peraltro senza la presenza del ministro dell’Istruzione e del Merito che ha però dovuto accelerare scrivendo di fretta il profilo didattico del nuovo indirizzo.

Entro il 18 gennaio gli istituti che hanno le caratteristiche hanno presentato domanda entro il 23 gennaio l’avvio delle iscrizioni che si chiuderanno il 10 febbraio, tra pochi giorni. Solo 120 gli istituti scolastici in tutta Italia hanno aderito, (tasso di adesione del 20%). Solo 92 gli istituti autorizzati. Dalle cronache e dalla stampa si nota che la Sicilia è la regione con più candidature (17), seguita da Lombardia e Lazio (12), Puglia (9), Marche e Calabria (8).

Dal Veneto, che dovrebbe essere una delle regioni di eccellenza del made in Italy, sono arrivate solo tre domanda (anche dalla Liguria e dal Piemonte) mentre dall’Emilia-Romagna ne è arrivata solo una. Un flop?  Come criticare chi esita a iscrivere il proprio figlio o figlia in una scuola di cui poco si sa? Va poi segnalata la protesta da parte dei licei delle scienze sociali che temono che l’istituzione del liceo del made in Italy comporti la loro scomparsa. Una offerta, quella dei licei delle scienze sociali, che aveva visto una crescita importante negli ultimi anni. La legge di istituzione annota che il liceo economico-sociale dovrebbe confluire nei percorsi liceali del made in Italy.

Di questo nuovo liceo c’era davvero bisogno? Una esigenza retorica di chi non conosce la scuola. Del nuovo strabiliante liceo sono noti solo i contenuti del biennio iniziale e pare che le differenze rispetto ai licei delle scienze sociali siano minime. La cosa grave è che dal liceo delle scienze sociali che accoglie la nuova offerta si eliminerebbero le scienze umane (sociologia, antropologia, psicologia, pedagogia) e si ridurrebbero le ore di lingue (alla faccia dell’internazionalizzazione). Forse avrebbe avuto più senso rafforzare l’offerta degli istituti tecnici tecnologici e degli istituti professionali piuttosto che andare a destrutturare una forma di liceo già consolidata.

Una insensatezza e non c’è da meravigliarsi quando si parla di scuola.  Senza una riflessione condivisa e senza una conoscenza della scuola, non stupisce che non abbia incontrato entusiasmo. Gli studenti e le famiglie preferiscono restare su strade più solide piuttosto che sperimentare incertezze scientifiche, culturali e didattiche.

Assunta Viteritti

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