L’Aurora e il gatto
Ci sono persone che incontri tutti i giorni, particolarmente votateal contatto umano, che si trasformano in volti talmente familiari da associarli a quei rumori di fondo che l’orecchio umano assimila a tal punto da renderli non più percepibili.
Il salumiere, il fruttivendolo, l’autista dell’autobus, la receptionist, sono lì, tutte le mattine, ad aspettarti, per regalarti un sorriso, un caloroso saluto, una carezza per l’anima.
Lo scrittore invece non lo incontri per caso. Magari finisci per non incontrarlo mai, percorrendo strade parallele quando non proprio divergenti. E quando meno te lo aspetti, finisci per inciampare nelle mirabolanti traiettorie disegnate da questo apolide della creatività.
L’Aurora, o ancora meglio l’Auri come preferivano appellarlanella bassa bresciana, si è palesata nel notiziario regionale in uno stanco pomeriggio che a fatica virava verso la conclusione della giornata, proprio come una di quelle folgoranti visioni che ti si presentano amabilmente incorniciate nei finestrini dei treni, quando percorri ordinarie strade ferrate terribilmente assimilabili allo stantio, al trantran quotidiano.
Costretta a scontrarsi con la tutt’altro che nordica organizzazione della sanità calabrese, l’abile narratrice ha incominciato a rovistare nei cassetti dell’anima, per alleviare le sofferenze procuratele da un ospite indesiderato con il quale ha combattuto fino alla fine dei suoi giorni terreni.
Non v’era alcun dubbio, dunque, che la bibliotecaria con la passione per la scrittura riuscisse nella piacevole impresa di restituire, ai lettori più affezionati, scorrevoli spaccati di vita vissuta, scovandovi minuziose storie di personaggi che pareva riaffiorassero da ingiallite foto, verosimilmente rinvenute in quelle adorabili scatole di latta gelosamente custodite in caratteristici armadi foderati con la carta da zucchero, cheprofumavano ancora di canfora.
Oggi quelle scatole di latta sono state soppiantate dai ritrovati più tecnologici che si potessero mai immaginare. Anonime custodie che restano tali fino a quando non vi si accede, magari per il semplice gusto di ritrovare i delicati passi di una persona cara, rimasti impressi nei fugaci attraversamenti virtuali che hanno interessato esistenze altrimenti destinate a rimanerevicendevolmente estranee.
Ed è proprio in uno di questi attraversamenti che mi sono imbattuto in un grazioso gattino che scorrazzava amabilmente intorno alla figura provata ma comunque fiera della bibliotecaria-scrittrice, quando il calvario ospedaliero e domiciliare non aveva ancora presentato il conto.
Un gattino in mezzo alle tante foto condivise che ritraevano in gran parte fiori, alberi e momenti di spensieratezza da centellinare per rendere più sopportabile il distacco.
Un gattino che, prima di tutti, aveva compreso quanto fossero importanti quegli scatti e che posto avrebbero occupato nell’album dei ricordi…
Giuseppe Donato
“Le parole seducono, sono l’anima del libro. Le cerco, le cambio, le sostituisco. Solo quando luccicano come perle, allora le consegno ai lettori.” (Aurora Luzzi)