Saturno Buttò: l’arte onirica che smuove l’inconscio

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Saturno Buttò è un artista che non può passare inosservato.  La capacità comunicativa delle sue opere arriva direttamente all’anima, suscitando in essa forti emozioni, lasciando lo spettatore a chiedersi quali significati profondi possano celarsi dietro quelle figure realizzate con maestria che sembrano quasi essere protagoniste di uno scatto fotografico.

Acrinews ha intervistato il Maestro per scoprire i messaggi, la storia e lo stile di un artista eccentrico, rinomato e forse anche temuto da chi non possiede le capacità di andare oltre e leggere ogni dettaglio con l’ausilio della lente della cultura.

Saturno nasce in provincia di Venezia, in una tranquilla zona balneare poco frequentata durante la stagione invernale, i genitori sono di umili origini ma lo hanno comunque sostenuto nella scelta di intraprendere gli studi presso il liceo artistico e successivamente, nel 1975, nella decisione di continuare una formazione classica presso l’Accademia. Il maestro ricorda con profondo affetto il padre che di fronte ai suoi dipinti era solito dire  scherzosamente: “Perché non dipingi paesaggi?”.

C’è da precisare che Saturno non è un nome d’arte, ma di battesimo, ereditato dalla nonna Saturna che, in questo caso, si è rivelato essere un nome Omen che ha influenzato e contraddistinto l’artista e che, grazie anche al libro “Carattere Alchemico”, finisce per affascinare sempre di più Buttò, tanto da fare del pianeta Saturno e del settenario la sua firma che, tuttavia, non è mai statica o identica, si riconosce, ma muta all’interno delle scene e in base ai periodi di realizzazione dei vari quadri.

Nelle tavole pittoriche del maestro forte ed evidente è l’influenza dei pittori del ‘400 e del Rinascimento, ma tecnicamente il suo approccio è fortemente innovativo. Saturno, infatti, non ricerca la tecnica perfetta, ma si sofferma di più sulla potenza del messaggio che desidera trasmettere. Sicuramente a influenzarlo sono state le avanguardie artistiche, ma i suoi dipinti seguono lo schema di realizzazione più classica: Tavole di gesso di Bologna, fondo a olio, ma il movente è del tutto originale e innovativo: il carattere fotografico.

Il risultato che Saturno auspica di ottenere non vuole essere anacronistico, ma contemporaneo ed è per questo motivo che diventa fondamentale la fotografia, per rielaborare i tempi storici e partire da una base reale che tuttavia viene reinterpretata. Il risultato ottenuto è dunque iper-realista e le mani di Saturno diventano un ingrandimento fotografico.

I colori predominanti nelle tavole si alternano in base al periodo di realizzazione ed alle scene che si vogliono rappresentare, l’artista ci racconta che attualmente sta prediligendo il blu e le tinte fredde, ma che tra i colori predominanti dei suoi dipinti spicca il rosso, legato alla passione.

Benché molti attribuiscano ai dipinti delle valenze esoteriche, il Maestro sostiene il contrario, spiegando che anche se i personaggi nelle scene sembrano indossare accessori con valenza ritualistica, questi hanno a che fare in realtà con scene tratte dalla quotidianità ed è solo per mezzo dell’arte che vengono trasformate ed enfatizzate.

Ad esempio, le scene rappresentate sono semplici come il momento del thè che viene tramutato mediante la mano del maestro in un momento quasi mistico, creando immagini che evocano suggestioni e gli danno un carattere simbolico,

Molte opere sono state dedicate alla dicotomia sacro- profano, in particolare, le donne, definite luciferine per via della rappresentazione con le corna, sono legate agli antichi culti pre-cristiani della Dea Madre.

Tante e sofisticate interpretazioni sono state fatte sull’arte di Buttò, ma egli sostiene che essa  come la vita sia sempre più semplice di quanto appare nella sua tragicità.

Le figure rappresentate sono spesso nude, il fascino del corpo ha un’impronta classica, a partire dall’influenza dell’arte greco – romana e dall’ossessione della perfezione del corpo; quindi, Buttò si dedica sin dai primi schizzi giovanili allo studio del corpo.

Fondamentale nel suo stile è anche l’Eros, inteso come istinto e impulso primordiale e probabilmente suggerito dall’ esperienza vissuta dal pittore nella Venezia degli anni 70 ed agli usi e costumi liberi del tempo. I corpi sono una rappresentazione di Dio e l’impulso dell’Eros è essenziale alla creazione e alla vita, sostiene Buttò, tuttavia nelle sue opere tratta l’erotismo in modo elegante, rappresentando ed evidenziando delle peculiarità fisiche e spirituali dei personaggi.

Si tratta di un’arte che non gode di alcuna musa o canone di bellezza, ogni persona ha la sua identità, i soggetti da rappresentare e preferiti in passato erano molto giovani, ma attualmente Buttò sta riscoprendo anche il fascino dei corpi più maturi.

L’artista Buttò resta particolare, non ha mai aderito a concorsi o premi nel settore, ma la forza delle sue opere è arrivata in più parti del mondo, anche al di fuori dell’Italia, fino a qualche piccolo museo o edificio pubblico.

“Dipingo costantemente e continuamente” sono state le parole che il maestro ha rivolto come saluto a Acrinews, sottolineando che, al di là di ogni effimera apparenza, la sua arte ha principalmente l’intento di comunicare, suscitare emozioni, pensieri, parole.

Quello che emerge dalla nostra intervista è una persona umile, sensibile e per nulla eccentrica o provocatoria come parrebbero essere le sue opere.

Infatti, chi osserva un suo quadro non può che sentirsi provocato, sfidato, smosso e incredibilmente attratto da immagini che parrebbero essere, per certi versi,  più una visione onirica, un’alterazione della realtà che comunica con il nostro lato più inconscio.

Gaia Bafaro

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