Le trote della fiumara

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A Marano Marchesato sono le 8.00 e Carlo sta bevendo il primo caffè della giornata leggiucchiando il giornale. Stamattina è in ritardo ma aveva proprio bisogno di questa oretta di sonno in più dopo la nottata precedente insonne. Si sente meglio. Un coro di risate di bambini si leva dalla strada attraverso il balcone aperto, assieme a un tintinnio di chiavi, coperto qualche minuto dopo dal rumore di una brusca frenata. 

Sorride, sa già che è Ciro col Fiorino mezzo scassato che sta parcheggiando a zig-zag davanti al bar Italia.

“Pisci pisci frischi da Cetraro, signò scinnitiscinniti da Ciro, scinniti a v’accattari i pisci, stamattina ho pure le trote di fiume”.

Alla parola “trote di fiume” Carlo si leva gli occhiali, fissa la tazzina vuota, gli occhi verdi illanguidiscono, diventano nudi e innocenti come quelli di un bimbo, il cuore trema di contentezza, al ricordo di una mattinata lontana nel tempo.

Il sole brilla già da qualche ora in cielo faticando a raggiare nella cortina impenetrabile del bosco.

Il nonno e la bambina ciciuliano lungo il sentiero erboso e segreto al riparo delle querce e dei castagni.

Non c’è anima viva oltre loro due, tutto intorno è pace e silenzio. Di tanto in tanto sale nell’aria un grido di quaglie in amore. 

Non si somigliano. La bambina è magra, carnagione olivastra, pupille d’inchiostro. Il nonno ha forme morbide, pelle chiara, occhi verde cangiante. Perfettamente rasato, profuma di sapone di Marsiglia. Le saponette del supermercato non le sopporta, preferisce il sapone fatto in casa dalla moglie. Camminano mano nella mano lungo il sentiero che digrada verso la fiumara, in mezzo ai falaschi, ai salici e alle viole del pensiero che emanano un gradevole umido profumo. 

-Attenta ai sassolini, guarda bene dove metti i piedi, vuoi che ti porti la canna?

-Nonno no, non è necessario, ce la faccio. Li hai presi i vermi?

-Sì sono nel barattolo di latta.

-A me fanno un po’ senso, poi ci pensi tu a infilare il verme sull’amo per me?

-Sì stai tranquilla.

-Oggi mi piacerebbe prendere una trota di quelle che peschi tu. Sei proprio bravo nonno.

-Ma guarda che non è questione di bravura, la mia è solo fortuna. Vedrai che oggi abbocca una così grossa che non entra in padella. Se invece è piccola la ributtiamo in acqua come facciamo di solito.

Il gorgoglio dell’acqua si avvicina, sono quasi arrivati. Nell’ultimo tratto il sentiero diventa scosceso e insidioso a causa dell’umidità, perciò il nonno stringe con forza la mano della bambina temendo possa scivolare, poi conquistata la riva, la libera dall’energica stretta esclamando con l’aria trionfante:

-Eccoci. Che bellezza! Ogni volta che arrivo qui è come se fosse la prima volta. Questo posto mi arricria. Lo vedi il bacino grande accanto alla chiusa del mulino? Quello è il più pescoso, prima che tu nascessi lì un giorno di Pasquetta presi 17 trote, una più grossa dell’altra. Mangiammo trote per tre giorni di seguito. Bene ora diamoci da fare. Passami la tua canna che sistemo il vermicciolo all’amo e ti metti a pescare. Dammi pure zinzudicchiu per pulirmi le mani. Senti e Carlo oggi non ci fa compagnia a pescare?

-No oggi va con la zia Rosina alla Madonna della Catena.

-Quel ragazzo prima dei 18 anni lo fanno santo, si fa tutte le processioni, tutti i pellegrinaggi, tutte le feste, e l’ho visto pure fare a gara con gli adulti a portare la statua della Madonna. 

-Nonno tu lo sai tenere un segreto?

-Perbacco! Sono domande da farsi? Certo che sì.

-Devi sapere che Carlo è innamorato della musica, perciò segue le processioni per andare dietro la banda e ascoltare la musica. Dice che sentire il suono del clarinetto gli fa venire una tale armonia dentro l’anima capace di allontanare ogni tristezza.

-Ah allora non è tanto religioso come pensavo io.

-Eccomi buongiorno non vorrete pescare senza di me?

D’un tratto alle loro spalle si palesa Carlo. Sembra ancora più alto con calzoni stretti stretti che gli cuce l’amico Egidio dentro gli stivaloni di gomma. Il volto è raggiante mentre agita in mano una canna da pesca nuova di zecca.

-Carlo che sorpresa! Ma tu non dovevi andare alla Madonna della Catena?

-A zia Rosina è venuta la sciatica, quindi niente processione e banda musicale oggi perciò sono sceso perprovare la canna da pesca nuova.

-Accipicchia quanto è bella, dove l’hai presa?

-L’ho comprata sul catalogo Postal Market, 40 mila lire, ma ne valeva la pena no? 

-Non ho mai visto una canna da pesca così bella, me la fai toccare?

-Certo vieni, se vuoi te la faccio anche usare.

………….

Squilla il telefono a Marano Marchesato in via Paolo Borsellino numero 5, sono le 8.15.

-Papà ma oggi non vieni a lavoro, che succede?

-Sono un po’ in ritardo, ma ora mi muovo. Ale senti ti piacerebbe se una volta andassimo assieme a pescare le trote nella fiumara dove c’era il vecchio mulino?

-Certo pà quando vuoi.

Aurora Luzzi

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