“Beato Angelo”, l’ospedale che non c’è

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Tutti speravamo in un cambio di rotta per la sanità Calabrese, considerata la grave pandemia da Covid-19, e nello stesso tempo auspicavamo il suo rilancio, dopo la nomina del nuovo commissario ad acta, nella persona del Prefetto Guido Longo.
La reiterazione del Decreto Calabria, nella previsione di nuovi e più ampi poteri in capo al Commissario Ad Acta, con la contestuale mobilizzazione di risorse finanziarie, destinate all’assunzione di personale, a superamento dello “storico” blocco del turnover, all’incremento dell’assistenza territoriale ed all’adeguamento edilizio e tecnologico della rete ospedaliera pubblica, ha palesato, a riscontro, una stagnazione di qualsiasi azione programmatica, in un contesto caratterizzato da paurosi disavanzi gestionali delle Aziende del Servizio Sanitarie Regionale.
Lo stato organizzativo- gestionale del panorama sanitario calabrese rimane gravissimo e può essere sinteticamente riassunto come di seguito:

1) -Carenza di posti letto nelle terapie intensive e sub intensive.
2)- Carenza di personale Medico, infermieristico, tecnico ed ausiliario.
3)- Inadeguatezza strutturale e tecnologica della rete ospedaliera, in senso lato.
4)-Mancato ripristino nella rete ospedaliera dei 18 Ospedali dismessi, per effetto del DPGR- C.A. N°18/2010.
5)-Depotenziamento, in termini strutturali, tecnologici e di dotazione organica, degli Ospedali afferenti alla rete HUB e Spoke.
6)-Depotenziamento della rete ospedaliera di base e di zona Disagiata.

Alle accertate deficienze della rete territoriale ed ospedaliera si aggiungono, in concomitanza della pandemia da COVID 19, i gravi “gap” connessi alla campagna vaccinale, frutto di una catena di comando improvvisata e farraginosa.
Questo è lo scenario devastante della sanità in Calabria, nonostante un commissariamento che dura ormai da 11 anni, il quale ha prodotto tagli assistenziali orizzontali, ulteriori disavanzi, aumento della mobilità sanitaria passiva interregionale.

Da tempo mi occupo delle problematiche dell’Ospedale di Acri, in qualità di consigliere comunale, sostenuto dall’Italia del Meridione, partito che rappresento sul territorio, avvalendomi del prezioso supporto tecnico del Dott. Tullio Laino.
In più occasioni, come organizzazione politica, ci siamo fatti promotori di proposte concrete indirizzate ai preposti organi regionali ed alla Struttura Commissariale per il Piano di Rientro dai Disavanzi Sanitari, finalizzate al miglioramento della sanità Acrese.
Ad oggi, però, non si registra l’auspicata riqualificazione assistenziale del Presidio Ospedaliero “Beato Angelo” di Acri, collocato nelle “secche” degli Ospedali di Zona Disagiata, come evidenziabile dall’Atto Aziendale dell’Asp di Cosenza, adottato con la Deliberazione N°271 dell’08 Aprile 2021, integrata dalla Deliberazione N°309 del 12 Aprile 2021.

Una nuova mortificazione è stata consumata nei confronti dei cittadini di Acri, i quali, ancora una volta, vedono vanificato il loro diritto alla salute e ad una assistenza ospedaliera di prossimità.
Apprendo, però, con soddisfazione, che l’Atto Aziendale, è stato impugnato con ricorso al TAR Calabria, promosso dall’ amministrazione comunale di Acri.

Ancora una volta, l’ospedale che tutti noi cittadini vorremmo continua ad esserci negato.
L’attività chirurgica programmata in day surgery, l’oculistica, la sala operatoria risultano ferme da tempo, quest’ultima svolge solo attività ambulatoriale di urologia e di piccola chirurgia.
Continueremo a dare voce alla sanità Acrese portando avanti le nostre proposte, affinché il “Beato Angelo” possa essere riqualificato nella rete ospedaliera per acuti, quale Presidio Ospedaliero di Base.

La salute è un diritto sancito dagli articoli 3, 32, 117, commi 2 e 3, della Costituzione.
Ci faremo nuovamente promotori di incontri nelle sedi istituzionali preposte, affinché questo importante diritto venga garantito ai cittadini di Acri e dell’intero comprensorio della Valle del Crati.

Emilio Turano, consigliere comunale Idm

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