Giuseppe Farina, un allievo esemplare

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 Da poco ho finito di leggere il volume di Giuseppe Farina, “E poi l’anima mi chiese un altro viaggio’, Luigi Pellegrini Editore Cs 2021, un vero e proprio viaggio attraverso i meandri più reconditi dell’esistenza, con cui l’autore, come un maestro esperto e sicuro, accompagna il lettore e gli parla fraternamente, senza pudori e senza nascondimenti, mettendo a nudo la sua anima.  

L’autore è stato un mio allievo nel Liceo scientifico di via Molinella a Cosenza nei lontani anni Settanta, anni in cui la passione vibrava ugualmente forte sia nell’allievo che nel docente. Erano anni, quelli, governati da una speranza, forse ingenua ma certamente generosa, in un domani migliore, più giusto, più aperto alle istanze di riscatto dei più deboli e sfruttati di sempre. E Giuseppe, insieme alla sua classe, ricordo bene!, era parte integrante di quella meravigliosa speranza, di quel ‘Sabato del villaggio’ di leopardiana memoria.

Ebbene, nella fatica di Giuseppe, che ho letto, con vorace entusiasmo, tutto d’un fiato dalla prima all’ultima pagina, traspare netto e potente quello stesso anelito ad un mondo migliore, quella stessa speranza di andare oltre la povertà e l’inadeguatezza del presente, fatto di una realtà difficile da accettare, ma tuttavia tenuta a bada e quasi dominata dalla ragione, che si presenta, nel mio ‘vecchio’ allievo, come una scintilla divina; una piccola scintilla che, come Davide, riesce alla fine, pur dolorosamente, a vincere Golia.

Ho letto di questa lotta e, pure da vecchio, mi sono commosso perché ho costatato con grande piacere che l’allievo è diventato un saggio, capace di insegnare tante cose al proprio maestro. E questo è motivo di profonda, ancestrale gratificazione, di cui gli sarò per sempre debitore. 

Ogni uomo ha bisogno di empatia, di condivisione, di gratitudine, di amicizia, di affetto per affrontare la fatica di vivere; e ciò che ha scritto il mio allievo Giuseppe, con grande maestria affabulatoria dalla prima all’ultima pagina, è tutto un inno alla vita, alla solidarietà operativa verso gli altri, con la chiara coscienza che senza gli altri l’esistenza è insignificante, inutile, senza fascino. 

Questi valori, fondamentali di ogni vivere civile, Giuseppe Farina, divenuto giurista e penalista esperto, li ha fatti suoi con onestà intellettuale, e li ha messi generosamente a disposizione di tutti senza trasformarsi in un ‘mercante del diritto’.

Queste doti del mio caro vecchio allievo sono state ben comprese dal numeroso pubblico, che aveva letteralmente gremito il cinema-teatro Garden, la sera del 23 ottobre scorso, per assistere alla presentazione del volume. In quella sede la parola scritta di Giuseppe si è levata alta, autorevole, non mielosa ed è stataapplaudita con slancio e condivisione dal più profondo dell’anima.

Grazie di tutto, mio caro Giuseppe, sono orgoglioso di te!

Vincenzo Rizzuto

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Una risposta

  1. Mariacristina Zangari ha detto:

    La narrativa del dolore non si affronta mai a cuor leggero. Questo lavoro più che essere un lavoro editoriale è un viaggio nella profondità della vita, quella non solo dell’autore, bensì quella di chiunque si affacci alla lettura di queste pagine. È inevitabile la riflessione. Grazie di cuore.

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